Escludendo le aziende a maggior capitalizzazione su cui si è concentrata la discussione dell’effetto “Libia”, un’analisi più approfondita della Camera di Commercio italo-libica ha fatto emergere almeno altri 600 nomi di realtà coinvolte, di cui circa 50 con problemi sul recupero crediti (e non solo) secondo Reuters.
L’ammontare dei crediti da recuperare si stima in milioni di Euro; l’impegno dell’Italia sul territorio libico non è a 360° ma quasi, visto che si parla di una massiccia presenza nell’ambito delle infrastrutture (da parte dell’Anas per quanto riguarda un’appalto da 125.5 milioni di Euro) per iniziare.
Emerge inoltre un’impegno nel settore delle Telecomunicazioni da parte di Sirti insieme ad Alcatel per la stesura di cavi di fibre ottiche per 68 milioni di Euro solo per la prima delle due, oltre che un contratto da 35 milioni di Euro per la posa di cavi a larga banca per la General Post and Telecommunications Company.
Anche il settore dei trasporti collega gli affari dei due paesi e l’anello di congiunzione risulta essere Finmeccanica, oltre che Ansaldo Sts per la realizzazione di infrastrutture ferroviarie.
Sul settore petrolifero sappiamo già l’impegno di Eni che dal 1959 è presente in territorio libico con le concessioni rinnovate fino al 2045. Con Saipem, Snam, Edison e Tecnimont il quadro è completo, ed i miliardi in gioco aumentano a cifre importanti.
Alle preoccupazioni sul recupero dei crediti insieme a quelle per gli appalti in corso derivati da accorti passati, si accosta la lamentela per il trattamento da parte degli istituti bancari italiani per quanto riguarda l’accettazione dei pagamenti di provenienza libica ed ancora peggio la richiesta sempre da parte delle banche per la restituzione dei prestiti erogati per investimenti in Libia.
Sarà compito del Governo prendere di petto la situazione e trovare una soluzione ai problemi solo accennati dal ministro per lo Sviluppo economico Parolo Romani, sperando che i tempi saranno ridotti al minimo vista la grande esposizione delle aziende italiane.
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