Dovrebbe iniziare oggi, a Miami, il processo che vede coinvolto UBS, colosso finanziario elvetico, ed il Governo USA, riguardo all’evasione fiscale di oltre cinquantamila contribuenti a stelle e strisce accusati e sospettati di aggirare il fisco USA avvalendosi dell’istituto di credito svizzero. La questione è spinosa, visto che da un lato negli USA l’evasione fiscale è un reato grave, mentre in Svizzera vige una rigorosa Legge sul sistema bancario che impedisce di rivelare i nomi dei clienti. Di conseguenza, sia UBS, sia il Governo USA, hanno inoltrato una richiesta al Giudice, ancora senza risposta, di spostare il processo ai primi giorni del prossimo mese di agosto al fine trovare una “soluzione comune”. Anche il Governo svizzero è sceso in campo per il rinvio di un processo che, altrimenti, potrebbe sfociare, da parte delle Autorità di Berna, nel sequestro dei dati relativi agli oltre cinquantamila clienti bancari i cui nomi rischierebbero di essere rivelati. La vicenda riapre la questione legata ai paradisi fiscali proprio quando da poco si è concluso un G8 che, sulla carta, dovrebbe garantire con delle decisioni comuni più trasparenza e più contrasto ai movimenti di capitali occulti.