Al sud il lavoro é molto meno che al nord. Ne sono convinti i meridionali, che continuano a emigrare nella parte settentrionale d’Italia. Lo segnala il rapporto sull’economia del Mezzogiorno 2009 dello Svimez, associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.
Continua a presentarsi come un paese spaccato in due sul fronte migratorio – si legge nello studio -: a un centro-nord che attira e smista flussi al suo interno, corrisponde un sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni. I posti di lavoro del Mezzogiorno, in particolare, sono in numero assai inferiore a quello degli occupati. Ed è la carenza di domanda di figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale spinta all’emigrazione.
Si emigra sopratutto da Campania (detiene il primato) Puglia e Sicilia. Emigranti ma ancora redienti nel Paese d’origine:
Non lasciano la residenza generalmente perché non lo giustificherebbe né il costo della vita nelle aree urbane né un contratto di lavoro a tempo – si legge nella ricerca -. Spesso sono maschi, singles, dipendenti full time in una fase transitoria della loro vita, come l’ingresso o l’assestamento nel mercato del lavoro.