I musulmani oggi sono circa 1 miliardo e mezzo e possiedono capitali stimati per oltre 950 miliardi, destinati a crescere nel futuro. Rappresentano quindi una fetta molto importante del mercato finanziario globale ma non possono essere gestiti con le leggi che governano attualmente il sistema finanziario e bancario globale. Il Corano, il loro libro sacro, fornisce dettami precisi su come utilizzare il proprio denaro. Nascono quindi le banche islamiche e la finanza islamica, un modo di investire e gestire il proprio patrimonio.
Uno dei punti principali della finanza islamica è il rifiuto del sistema bancario occidentale, nello specifico il divieto di percepire interessi (Riba, usura). La finanza islamica in realtà si basa anche sul divieto di speculazione e l’irragionevole incertezza, ma questi sono due principi che potrebbero essere condivisi anche dalla finanza comunemente praticata. In base a ciò che dice il Corano inoltre sono vietate le attività economiche legate a distribuzione e produzione di alcol, tabacco, armi, carne suina, pornografia e gioco d’azzardo (haram).
La finanza islamica è inoltre basata sulla trasparenza e sulla tracciabilità dei capitali, cosa che permette di collegare fonti ed impieghi, evitando asimmetrie informative. Mentre la finanza occidentale è interest based, ovvero l’intermediazione dei capitali è basata sul pagamento di un tasso di interesse, sia per la raccolta, sia per l’impiego, in quella islamica è proibita la determinazione a priori delle remunerazioni e i proventi sono calcolati ex post, in base ai redditi relamente conseguiti.
Le banche da questo punto di vista vedono i loro proventi legati a quelli dei loro clienti; ne consugue una maggiore attenzione agli investimenti e ai risultati economici. Investire in operazioni rischiose, caratterizzate dallincertezza e dalla speculazione è paragonato al gioco d’azzardo, quindi vietato dal Corano.
Mentre in Italia, nonostante i più di 800 mila immigrati musulmani e le 66 mila circa aziende da loro avviate, le banche non si sono adeguate alle loro esigenze e non esistono strumenti di finanza islamica, nel resto d’Europa e soprattutto negli Stati Uniti le banche hanno aperto filiali islamiche e forniscono prodotti destinati ad una clientela islamica. Il simbolo di tutto questo è l’indice del Dow Jones islamico e la più grande banca di finanza islamica è l’americana Citigroup.
I principi della finanza islamica, escluso l’haram, sono perfettamente applicabili anche alla finanza occidentale e le permetterebbero di rinnovarsi e ripulirsi. Non per niente la crisi dei mutui subprime non ha toccato il business islamico, anzi ne ha favorito l’espansione e la crescita. Il suo giro di affari nel 2008 è stimato per 5 miliardi di dollari, ed entro due anni potrebbe toccare il trilione di dollari, con una percentuale di crescita del 15% annuo.
Potrebbe quindi la finanza islamica diventare una valida alternativa alla finanza occidentale, sgretolata dalle speculazione e dalla crisi dei mutui? A differenza del sistema cardine capitalistico essa si basa sul rifiuto che il denaro generi altro denaro, e le sue obbligazioni devono essere basate su investimenti reali, cosa che impedisce la speculazione e tutto ciò che ne consegue. Le classi meno abbienti ad esempio possono usufruire del Qard al-Hasan, un prestito che non richiede il pagamento di interessi nè nessun’altra maggiorazione, rimborsando alla banca i soli costi di gestione della pratica. Persone con una situazione patrimoniale compromessa possono così avere accesso al credito e le banche si accollano il mancato percepimento degli interessi sperando in un consolidamento della situazione finanziaria del cliente e quindi nella sua fidelizzazione futura.
Un musulmano quindi non potrebbe investire i propri soldi perchè rischia una svalutazione del denaro
la finanza islamica potrebbe essere una valida alternativa a quella occidentale,senza eliminare il nostro sistema di intermadiazione, si potrebbe comunque far sì che entrambi i metodi convivano, e adoperare l’uno o l’altro in base al cliente, alla sua affidabilità.
certo che potrebbe essere un’alternativa, anzi, speriamo che venga valutata ed applicata.
Valutando bene la situazione Italiana, l’unico problema e che siamo gestiti da persone fortemente ignoranti del problema e quindi non credo che può andare a buon fine la finanza islamica
enzo sei davvero sicuro che le persone che “ci gestiscono” in Italia siano così ignoranti del problema? Non è che forse attualmente non conviene loro rinunciare agli strumenti finanziari che maggiormente rendono, come i tassi di interesse o l’economia “virtuale” ?