In Italia le retribuzioni dei dipendenti aumentano in media di poco o nulla, ma nell’anno della crisi più profonda per l’economia reale, a seguito dello scoppio della bolla dei mutui subprime, i lavoratori nel nostro Paese non appaiono propensi a partecipare agli scioperi al fine di far valere fino in fondo i propri diritti. L’imperativo categorico, per il momento, appare infatti quello di salvaguardare il proprio posto di lavoro rinviando a tempi migliori, anche per l’azienda, ogni richiesta di miglioramento della propria posizione lavorativa. E così, in accordo con le ultime rilevazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nei primi cinque mesi di quest’anno le ore di sciopero nel nostro Paese hanno fatto registrare un crollo pari a quasi il 75%; trattasi di conseguenza di un vero e proprio record che è correlato anche alla congiuntura sfavorevole. Ma se i lavoratori hanno “tagliato” le rivendicazioni, lo stesso dicasi sostanzialmente anche per le retribuzioni, che nello scorso mese di luglio sono cresciute su base annua di appena il 2,1%; e se si considera l’inflazione media degli ultimi dodici mesi, si può tranquillamente affermare come la crescita delle retribuzioni abbia a mala pena “coperto” l’incremento legato al carovita.