Evitata, o perlomeno rimandata, un’altra crisi del gas. Gazprom rifornirà l’Ucraina ed il suo gas raggiungerà senza problemi anche gli altri paesi europei. L’Ucraina da parte sua comincerà già da oggi a ripagare il debito di 1,5 miliardi di dollari, senza però interessi per il ritardo.
L’accordo è arrivato in extremis, appena prima dell’orario in cui Gazprom aveva annunciato di voler tagliare i rifornimenti. Ma non è la prima volta che i due paesi si scontrano su questo tema: nel 2006 la Russia chiuse temporaneamente i rubinetti, mettendo in atto ciò che aveva minacciato.
Ma quali rischi correrebbe il resto d’Europa? I maggiori consumatori di gas russo sono Germania, Francia ed Italia e un blocco dei rifornimenti verso l’Ucraina significherebbe anche la chiusura di quei gasdotti che attraversano l’Ucraina per raggiungere questi paesi.
I vertici russi di Gazprom hanno più volte fornito rassicurazioni al resto d’Europa, affermando che qualora dovesse essere attuatto un blocco verso l’Ucraina questo non colpirebbe i rifornimenti europei, che però l’Ucraina anche in passato non ha esitato a dirottare verso i propri depositi.
L’unione Europea non si è schierata questa volta, definendo il tutto una “disputa commerciale“, ma i singoli stati non hanno nascosto il riafforare di vecchi timori. Sicuramente se il blocco fosse scattato adesso e fosse stato temporalmente breve l’Italia non avrebbe corso pericoli: la primavera è alle porte e la riserva strategica sfruttata nel 2006 è ancora integra.
L’accordo intanto è stato raggiunto e tutti comunque tirano un sospiro di sollievo, ma siamo sicuri che si sia conclusa qui la vicenda? L’Ucraina attualmente si trova coinvolta nella nuova guerra fredda e la sua dipendenza dal gas russo (80%) rischia di essere usata nuovamente dal Cremlino per ottenere un suo posizionamento sull’asse filo-russa piuttosto che su quella filo-americana: sono ancora molte le dispute da risolvere tra i due paesi, dai missili, all’adesione ucraina alla Nato, fino all’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio.
L’Europa ed in particolare l’Italia, in debito di rigassificatori e depositi di stoccaggio, non può restare senza fare niente, sperando ogni volta in una veloce risoluzione.