Se a fine maggio la preoccupazione per il prezzo delle più importanti commodities agricole era davvero alta, in questi ultimi giorni l’allarme sta rientrando. Rispetto ai massimi di maggio il prezzo del granturco è sceso del 35%, quello della soia del 28%, quello del grano intorno al 20%. In discesa anche il riso che ha fatto segnare un -22%. Significativo inoltre il fatto che le i maggiori ribassi sono stati registrati nelle ultime due settimane tanto che negli ultimi cinque giorni di contrattazioni il calo è stato in media dell’11%.
Le cause principali di queste significative discese sono state il forte rialzo del dollaro e le previsioni sui raccolti. La moneta statunitense sembra infatti aver posto fine al periodo di estrema debolezza sui mercati valutari ed ha di nuovo acquisito appeal speculativo andando in tal modo a attrarre masse di liquidità che negli ultimi mesi erano state investite nelle materie prime. Vediamo quindi che la componente speculativa era un elemento trainante della corsa dei prezzi: prima infatti dominava l’incertezza sia sul mercato azionario che su quello valutario e l’unico modo per battere l’inflazione era investire in commodities, adesso però lo scenario sta cambiando.
Da non sottovalutare però anche l’effetto delle previsioni per i raccolti di questo anno. Gli alti prezzi dei prodotti agricoli hanno determinato un aumento senza precedenti della redditività di tali tipologie di colture e come conseguenza abbiamo avuto un aumento della superficie coltivata. Inoltre hanno contribuito positivamente anche le buone condizioni climatiche in molte aree del pianeta. Per esempio citiamo il caso del riso, la cui produzione prevista si attesta ad un livello record del 2,7% superiore a quella dell’anno passato. In Australia invece le piogge abbondanti hanno portato il governo ad alzare le stime sui raccolti di grano. Positivo quindi il venire meno, almeno per adesso, dell’allarme intorno alle consistenza delle scorte di cibo, anche se, lo ricordiamo, Ban Ki-moon (segretario generale dell’ ONU) ha chiesto che la produzione salga del 50% nei prossimi 40 anni per far fronte alla popolazione in aumento.
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