Dopo Bankitalia, che nel proprio bollettino economico di luglio ha ridotto le stime di crescita per l’Italia allo 0,4%, è arrivato il turno di Standard & Poor’s. La prima agenzia di rating al mondo si è espressa ieri intorno alla economia europea, fornendo le proprie previsioni di crescita per le più importanti economie del vecchio continente. Se Francia e Germania nel 2008 riusciranno a crescere nonostane la crisi (+1,5% Francia; +1,7% Germania), le economie europee con i fondamentali più debole resteranno priticamente ferme. Per l’Italia Standard & Poor’s prevede una crescita dello 0,1%. Sul nostro paese grava inoltre il richio recessione “tecnica”, intendendo con questa espressione una diminuzione dell’economia lungo due trimestri consecutivi. Recessione tecnica prevista anche per Spagna ed Irlanda con la Spagna in particolare che rischia di vedere un tracollo del settore immobiliare e delle costruzioni.
Occhi puntati poi sull’inflazione che a detta di Jean-Michel Six, capo economista di S&P’s per l’Europa è “probabilmente la variabile più critica per le economie europee“. L’indice dei prezzi al consumo continua infatti la sua corsa. Per il 2008 l’inflazione in Europa è prevista al 3,6%, mentre in Italia al 3,5%. Una crescita vicina allo zero con un’ inlflazione in crescita porta i timori per l’arrivo di un periodo di stagflazione (crescita 0 e inflazione alta) che sarebbe disastroso in quanto eroderebbe la capacità di spesa dei cittadini. Peggiora infine in Italia il mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione cresciuto rispetto al 6.1% delle ultime rilevazioni e portatosi al 6,4%.
Per il 2009 Standard & Poor’s prevede un rallentamento della crescita nell’area euro, ma un’accelerazione per l’Italia, vista allo 0,6%. Fino al primo trimestre del prossimo anno infatti non sono attesi miglioramenti del quadro economico generale, ma un Euro più debole potrebbe aiutare le economie euopee che esportano all’estero (tra cui anche l’Italia). Nel 2009 è prevista in rallentamento anche l’inflazione (2,5% in Italia), anche se resta l’interrogativo intorno ai prezzi delle materie prime.
Intanto arrivano sorprese dall’indice Isae sulla fiducia dei consumatori italiani. Ieri il dato è stato migliore del previsto e si è portato a 99,5 dal 95,8 di luglio segnando quindi un ritorno ai valori di giugno. Tale rialzo potrebbe essere dovuto alla leggera diminuzione del prezzo della benzina, ma sembra più plausibile il semplice rimbalzo da valori decisamente bassi. Gli economisti sono concordi infatti nel dire che i fondamentali dell’economia italiana restano deboli e che quindi difficilmente il rialzo dell’indice sulla fiducia dei consumatori potrà anticipare un aumento della domanda interna.