Dublino è divenuta ormai il centro del mondo finanziario, quello da cui partono timori e speranze relative alla crescita economica internazionale: l’ultimo provvedimento dell’esecutivo irlandese potrebbe avere degli effetti importanti in questo senso, con il taglio del 20% della spesa e l’aumento delle imposte considerati come i due fattori strategici per evitare il fallimento nazionale. In particolare, la riduzione dei costi del Welfare (circa 2,8 miliardi di euro) e l’aumento della tassa sul reddito rappresentano dei passaggi cruciali del programma che dovrebbe portare l’Irlanda a un deficit di bilancio pari al 3% del pil entro la fine del 2014. Intanto, il premier Brian Cowen sta concludendo le trattative con Ue e Fmi per quel che riguarda il pacchetto di stimoli da 85 miliardi di euro; i segnali non sono però incoraggianti, primo fra tutti il declino subito proprio ieri dalle obbligazioni del paese, conseguenza inevitabile del declassamento di rating da parte di Standard & Poor’s (da AA- ad A, ritenuta comunque ancora una buona affidabilità).
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