Tre mesi di tempo dopo le lettere delle banche inviate a chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile per l’acquisto o la ristrutturazione di una casa. È questo il termine utile per scegliere la soluzione giusta per tagliare la rata e decidere se aderire alla proposta del ministro Tremonti, ad una di quelle dell’ex ministro Bersani o continuare con il vecchio mutuo.Tra le varie alternative a disposizione, vediamo oggi in cosa consiste la “rinegoziazione coattiva” proposta dal ministro dell’Economia Tremonti e prevista dal decreto legge 93/2008. Da gennaio 2009, chi aderirà alla rinegoziazione per alleggerire rate divenute troppo pesanti verserà una rata fissa calcolata in base alla media dei tassi applicati nel 2006
. Questo comporterà l’applicazione di tassi inferiori del 2% rispetto a quelli attuali. Lo scarto tra la rata originaria e la nuova rata fissa andrà a finire sul cosiddetto conto accessorio. Si tratta di un ulteriore conto a cui verrà applicato un tasso di interesse pari all’Irs a 10 anni con l’aggiunta di uno spread di mezzo punto percentuale. Il nuovo conto dovrà essere pagato dal mutuatario, attraverso rate fisse, dopo aver estinto il mutuo iniziale. Il vantaggio della rinegoziazione è quello di riuscire ad abbassare subito la rata con lo svantaggio, però, di rendere la durata e l’importo del mutuo indeterminabili. Una volta stabilito il tasso del mutuo accessorio, infatti, se l’Irs salirà prima della chiusura del mutuo, le rate extra del conto accessorio aumenteranno mentre se l’Irs scenderà diminuirà di conseguenza anche il numero delle rate del mutuo accessorio. Potrebbe verificarsi anche la possibilità di un calo dei tassi in modo che la vecchia rata risulti inferiore a quella nuova a tasso fisso e in questo caso la differenza tra le due rate andrà a “credito” e l’importo verrà, successivamente, sottratto dal conto accessorio.