Le vicende che stanno coinvolgendo la Libia, con la rapida avanzata delle truppe dei ribelli e il progressive sgretolamento del regime di Gheddafi, non potevano non avere conseguenze dal punto di vista economico: in effetti, non bisogna mai dimenticare che stiamo parlando di un paese che vanta una riserva di petrolio piuttosto importante, dunque l’oro nero risente di tutti questi eventi. A dire la verità, però, la commodity è stata protagonista di un andamento a due velocità nel corso delle ultime quotazioni. Nello specifico, il ribasso iniziale, con il livello che è sceso in modo progressivo fino agli ottantuno dollari al barile, è stato leggermente compensato dai guadagni successivi, i quali non sono però stati consistenti come ci si poteva aspettare in un primo momento. In particolare, le vendite hanno dominato in un lungo e in largo le contrattazioni iniziali, anche perché si è subito pensato che la nazione africana potesse riprendersi economicamente grazie alla fine della guerra civile che sta ormai infuriando da mesi; ma la fine del regime non è ancora certa al 100% e quindi non si può essere del tutto sicuri che la ripresa si avvii realmente.
Di conseguenza, le quotazioni petrolifere hanno invertito la loro direzione in maniera abbastanza rapida e i livelli bassi non hanno più avuto ragione di esistere. Entrando più nel dettaglio, c’è da dire che il greggio è stato capace di guadagnare qualcosa come tre dollari rispetto ai minimi, un recupero davvero prodigioso.
Inoltre, il contratto future che segue da vicino le performance del petrolio ha concluso i propri scambi a quota 84,12 dollari (oltre due punti percentuali di ricavo), con gli acquisti che hanno preso il largo a causa del nuovo sentimento nutrito dai mercati, vale a dire il forte ottimismo dell’Europa e degli Stati Uniti. Quanto durerà? È difficile dirlo, ovviamente tutto dipenderà dall’evolversi della situazione libica.
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