L’ultimo rapporto della Cgia di Mestre è stato piuttosto chiaro ed eloquente: la crisi viene vissuta e avvertita un po’ da tutti, tranne che dai cinesi. Il riferimento va agli imprenditori di questa nazionalità, i quali anzi stanno vivendo un periodo davvero favorevole. Come si spiega questa differenza? Anzitutto, bisogna precisare che alla fine del 2010 erano presenti nel nostro territorio ben 54mila aziende dell’ex Impero Celeste: in pratica, le unità sono aumentate di ben 8,5 punti percentuali rispetto a un anno prima, un dato sensazionale, soprattutto se si pensa che le imprese italiane sono diminuite dello 0,4% nello stesso periodo. Inoltre, i nove anni compresi tra il 2002 e lo stesso 2010 sono stati davvero forieri di successi per le aziende gestite da imprenditori cinesi, visto che la presenza in questione è incrementata del 150,7%. Inoltre, la diffusione geografica è stata ben precisa.
Nello specifico, quasi 11mila imprese si trovavano il Lombardia alla fine dello scorso anno, ma anche la Toscana vanta un numero piuttosto interessante (Prato è la città che viene spesso presa ad esempio), con 10.500 unità; seguono poi gli imprenditori presenti in Veneto. Il ritratto viene infine completato da un’ultima pennellata, quella dell’incidenza dei cinesi sull’imprenditoria straniera del nostro paese: in questo caso, il picco massimo viene raggiunto ancora una volta in Toscana (18,2%), ma sono interessanti anche i dati dell’Emilia Romagna (9,4%) e delle Marche (8,8%).
Secondo la stessa Cgia si può parlare a ragione di un problema vero e proprio, mettendo comunque da parte quei cinesi che invece hanno avuto un successo incondizionato nel tessile. In effetti, le attività in questione vengono a essere create in maniera fin troppo illegale, con adempimenti nulli dal punto di vista fiscale e una contribuzione del tutto assente, il che può anche spiegare i maggiori ricavi e le crescite, senza dimenticare la poca sicurezza sul posto di lavoro.