Agosto, ribasso mio non ti conosco: potrebbe essere questo il proverbio, opportunamente rivisitato, che meglio descrive l’attuale situazione di politica economica del nostro paese. Il mese che si è concluso ieri, infatti, è stato caratterizzato da un incremento del tasso di inflazione. Volendo essere più precisi, l’aumento su base annua è stato sostanzialmente lieve, mentre la base mensile ha fatto registrare gli stessi picchi del mese precedente, quindi senza grandi variazioni di sorta. Entrando maggiormente nel dettaglio statistico, c’è da dire che l’indice dei prezzi al consumo ha avuto due andamenti differenti a seconda che si trattasse di base congiunturale (+0,3%) o tendenziale (+2,8%), dati che sono stati diffusi e pubblicati ovviamente dall’Istat. Preoccupa soprattutto il confronto con le stesse stime tendenziali, visto che a luglio il rialzo era stato pari a 2,7 punti percentuali e in questa occasione è leggermente mutato verso l’alto.
Dunque, l’Italia non è ancora riuscita ad avvicinarsi all’obiettivo che la Banca Centrale Europea ha ritenuto imprescindibile per considerare un paese come “virtuoso”: l’inflazione al di sotto del 2% è ben lontana e anche i lievi incrementi non fanno ben sperare per il futuro. Comunque, molti analisti ed economisti avevano ipotizzato una performance simile da diverso tempo. In effetti, si era parlato diffusamente di una probabile crescita dell’indice dello 0,2% per quel che concerne il raffronto mensile e un 2,7% su base annuale. Che cosa ha provocato queste differenze? Anzitutto, il settore dei trasporti e le tariffe relative all’energia sono stati determinanti da questo punto di vista, più di quanto ci si potesse aspettare, pertanto il problema è stato sottovalutato.
In aggiunta, la domanda di servizi rimane ancora troppo debole a causa dei prezzi adottati, in particolare, dagli hotel e dai ristoranti: al contrario, Germania e Spagna sono riusciti a contrastare con successo questo andamento al rialzo, così come in Europa, in cui il dato in questione è ancora stabile.