La scossa che il presidente Barack Obama intende imprimere all’economia americana dovrà essere davvero forte: l’ultimo piano strategico si riferisce al mondo del lavoro, tanto che al Congresso ne è stato proposto uno da ben 447 miliardi di dollari, anche se bisognerà fare i conti con i tagli alle tasse. Il leader della Casa Bianca, rivolgendosi ai deputati in sessione unita, ha richiesto ben sei volte l’appropriatezza del programma in questione, il quale è destinato a potenziare la spesa nelle infrastrutture e a porre un freno definitivo ai licenziamenti. La domanda rimane una soltanto, vale a dire quale sarà il momento più opportuno, di fronte alla crisi nazionale, per far qualcosa per aiutare il sistema economico.
La crescita del lavoro, tra l’altro, è risultata in una preoccupante fase di stallo lo scorso mese, con il tasso di disoccupazione che ha oltrepassato i nove punti percentuali, un dato che non veniva registrato da due anni. I punti di vista tra Democratici e Repubblicani sono piuttosto distanti in questo preciso momento storico, ma qualche spiraglio si intravede lo stesso: in particolare, Eric Cantor, repubblicano della Virginia nonché assiduo critico della politica di Obama, ha fatto sapere che esistono delle aree di terreno comune, come ad esempio le riduzioni fiscali da destinare alle piccole imprese. Molti altri avversari, comunque, stanno esitando di fronte a queste intese.
Tra questi possiamo citare Bill Huizenga, rappresentante del Michigan, il quale non è assolutamente sicuro che un intervento tributario possa essere benefico per l’economia statunitense, anzi sarebbero più opportune delle misure ancora più severe. Le elezioni presidenziali del 2012 si terranno tra quattordici mesi esatti e il quadriennio di Obama si appresta a giungere alla conclusione: proposte come quella che stiamo esaminando avranno delle conseguenze politiche importanti: solo allora sapremo se la popolarità del presidente sarà aumentata e se ci sarà la possibilità di un secondo mandato.
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