Sembra che l’attuale recessione in cui versa il nostro Paese non abbia avuto effetti assolutamente deleteri sul mercato del lavoro. La crisi c’è e si sente, ma non come ci si sarebbe aspettati in situazioni come questa. L’impatto sul mercato del lavoro italiano è stato relativamente mite, ma la ripresa è stata lenta, ha sottolineato l’Ocse nel suo Rapporto sull’Occupazione 2011. Il tasso di disoccupazione italiano è aumentato di 2,5 punti percentuali tra il 2007 e il 2010 per raggiungere l’8,5%, ma questo aumento é stato inferiore rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea. La stessa analisi ha rivelato che sono più le donne ad essere in difficoltà nella ricerca del lavoro: 29,4%, contro il 26,8% dei colleghi uomini. Entrambi i dati sono ben superiori alla media dei 34 Paesi Ocse del 15,7% e 17,6% rispettivamente.
Il rapporto Ocse segnala che l’Italia ha saputo contenere la disoccupazione nella crisi, ancora ora molto inferiore alla media europea – ha commentato il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi al rapporto Ocse -. Ci dice che gli ammortizzatori in deroga hanno protetto il reddito di molti. Consiglia di spendere per una indennita’ di disoccupazione più alta e, soprattutto, di sbloccare la nuova occupazione con contratti stabili attraverso la riforma dei licenziamenti. Sono buoni consigli che confermano le analisi e le proposte della Bce.
Se la crisi ha avuto un impatto meno negativo di quanto si pensasse, d’altra parte occorre analizzare la “qualità” del lavoro. In Italia il mercato è dominato da giovani precari: è sempre la fotografia dell’Ocse a rivelarlo, nel suo Employment Outlook. Stando ai dati 2010, quasi il 50% dei 15-24enni é stato assunto con un contratto a tempo determinato. L’Organizzazione evidenzia infine come il rallentamento della ripresa economica potrebbe pesare in futuro in maniera rilevante sulle prospettive occupazionali, andando a influire negativamente in special modo proprio sulla fascia più giovane, ovvero neo diplomati e neolaureati che alle spalle hanno poca esperienza.