Di solito quando ci si riferisce ai derivati scatta subito l’allarme in testa agli investitori con basso profilo di rischio; secondo i media infatti questi sono strumenti finanziari ad alto rischio, fortemente speculativi e dedicati ad operatori specialisti che cercano il maggior profitto nel minor tempo possibile a fronte, appunto, di un grande rischio.
La realtà dei fatti è un po’ diversa; per definizione i derivati sono semplicemente strumenti il cui prezzo “deriva” appunto dall’andamento di altri strumenti finanziari detti sottostante. Una delle caratteristiche è quella di avere un grande effetto leva. Questa caratteristica fa’ pensare che si possano usare anche con capitale ridotto, in realtà non è così ed è questo uno dei motivi per cui chi decide di negoziarli presto rimane senza soldi sul conto corrente; il fatto che venga richiesto solo un margine a garanzia per la negoziazione, non vuol dire che non si debba avere un capitale adeguato.
Un esempio pratico; il Fib quota 14399 punti in questo momento ed un punto del contratto vale 5 euro (mentre un tick vale 25 euro) quindi il valore totale del contratto è di 71995 euro. Un noto intermediario offre al momento la possibilità di negoziare il derivato con un margine di 12000 euro che diventa 4000 euro per operazioni intraday; questo non vuol certo dire che con un conto trading di 10000 euro posso fare intraday in modo sicuro (a meno di essere particolarmente esperto o volersi caricare di un grande rischio), visto che il contratto che vado a comprare o vendere vale almeno 7 volte tanto. Non c’è una regola per stabilire quanto serve avere in liquidità in percentuale al valore del contratto o in relazione al valore del tick, ma il buon senso aiuta a stare lontani da situazioni che potrebbero diventare ingestibili in brevissimo tempo. Discorso completamente diverso invece per le opzioni, che meritano però un discorso a parte.