Il muso mostrato dal Ministero dell’Istruzione alle università italiane non sembra più essere duro come nei mesi scorsi: l’ultimo testo normativo che è stato approntato a tal proposito dal dicastero di Viale Trastevere è il decreto denominato “Disciplina del dissesto finanziario delle università e del commissariamento degli atenei”. Come ci si comporterà dunque con quelle strutture che rischiano la bancarotta? L’intento è sempre quello di proporre un adeguato commissariamento, ma stavolta in una forma più leggera e meno severa. La legge in questione ha già ottenuto l’approvazione da parte del Senato e della Camera, quindi ora sarà il turno del Consiglio dei Ministri per quel che riguarda il suo esame.
In pratica, tutti quegli atenei che si dovessero trovare in difficoltà economiche e con bilanci negativi non verranno puniti nel caso in cui dovessero mostrare dei buoni segni di ripresa per quel che concerne la gestione finanziaria; inoltre, un altro elemento determinante in tal senso sarà quello della ricerca, con i buoni risultati che consentiranno di attuare un commissariamento meno rigido. L’iter da seguire è piuttosto articolato: anzitutto, sarà necessario predisporre un piano di cinque anni in cui illustrare il rientro economico, documento che dovrà necessariamente beneficiare del via libera da parte dello stesso Miur e del Tesoro. Dunque, gli atenei coinvolti avranno l’obbligo di dettagliare le attività annuali e gli obiettivi da raggiungere, mettendo bene in luce i parametri e gli indicatori di riferimento.
Non mancheranno le verifiche periodiche, in modo da comprendere se l’istituto sarà migliorato o meno: il dissesto finanziario sarà dichiarato in maniera inevitabile quando tutti i parametri sottolineeranno un diffuso deficit. Il commissario interverrà soltanto in tale occasione e avrà dei compito speciali, come ad esempio l’adozione di provvedimenti volti a regolare il bilancio, oltre all’acquisizione di risorse e alla stipula dei vari contratti (la durata complessiva di questa fase sarà quinquennale).
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