Il tonfo è stato davvero pesante e fragoroso, quanto inatteso dopo le ultime stime positive: i metalli sono stati i protagonisti negativi dell’ultima giornata di contrattazioni a New York, con dei ribassi che invitano sicuramente a delle riflessioni. Entrando maggiormente nel dettaglio statistico, infatti, c’è da dire che il contratto future relativo all’oro e previsto in scadenza per il prossimo mese di dicembre ha perso ben 3,7 punti percentuali. A questo punto, la sua quotazione si è attestata sui 1.741,70 dollari l’oncia, ma non si è trattato dell’unica performance di questo tipo. Anche l’argento si è comportato alla stessa maniera, con il medesimo future in scadenza fra tre mesi che è stato capace di cedere quasi il 10% (per la precisione il 9,6%), con la quotazione attuale che è pari a 36,58 dollari l’oncia.
A completare il quadro negativo ci ha pensato il rame, il cui prodotto di riferimento ha lasciato sul terreno ben 7,3 punti percentuali chiudendo a 3,49 dollari la libbra; in quest’ultimo caso, in particolare, si è nutrita una certa preoccupazione, visto che era passato più di un anno dall’ultima quotazione a livelli così bassi. Che cosa ha provocato tutto questo sconvolgimento? La principale influenza negativa è stata esercitata dai dati macroeconomici relativi agli Stati Uniti e resi noti nel continente asiatico e in quello europeo: nello specifico, l’economia a stelle e strisce sta rallentando oltre ogni aspettativa, dunque la reazione è stata quella di incrementare le vendite relative a gran parte delle materie prime.
Il crollo del rame, inoltre, è stato agevolato dalle forti preoccupazioni per il calo della domanda cinese, principale importatore da questo punto di vista. Non si può dimenticare, infine, che l’apprezzamento del dollaro sta esercitando una pressione molto alta su metalli e commodities; in effetti, il Dollar Index ha eguagliato i massimi raggiunti ben otto mesi fa, l’ultimo picco di questo 2011.
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