Le pressioni e le tensioni non vogliono affatto abbandonare l’euro e le sue quotazioni. In effetti, la valuta europea sta facendo registrare i livelli più bassi delle ultime tre settimane nei confronti del dollaro e ci sono ovviamente vari elementi che spiegano molto bene questa situazione così particolare: anzitutto, l’imprevisto referendum indetto dalla Grecia sugli aiuti dell’Unione Europea non poteva non influire in maniera negativa, anche perché questo argomento riguarda molto da vicino il cosiddetto fondo salva-stati e le varie misure di austerità che dovrebbero essere adottate dal governo di Atene.
Che cosa accadrà se i cittadini ellenici decidessero di opporsi al pacchetto di aiuti in questione? Le probabilità di un voto simile sono molto alte (secondo gli ultimi sondaggi, tale fronte arriverebbe fino al 59%), e si potrebbe arrivare perfino al default del debito pubblico: la Grecia, in pratica, sarebbe costretta giocoforza ad abbandonare Eurolandia e la moneta comunitaria subirebbe ulteriori difficoltà. Il livello a cui è scesa quest’ultima è pari a 1,3608 dollari, una quotazione che non veniva conseguita almeno dallo scorso 12 ottobre, anche se poi si è riusciti ad attestare il tutto su un livello più accettabile, vale dire 1,3650 dollari. I rischi di situazioni spiacevoli sono praticamente dietro l’angolo, visto che l’euro sembra destinato a scendere fino a un pericoloso 1,3145, il minimo di tutto il mese di ottobre. I riflessi, appare scontato aggiungerlo, riguardano anche e soprattutto la nostra Borsa.
Per quel che concerne gli altri cambi, poi, il dollaro è sceso di qualche punto nei confronti dello yen, anche se le sue condizioni di salute sono sicuramente più ottimali. D’altronde, non si potrebbe auspicare una situazione migliore, dato che sul fronte valutario stanno influendo anche i dubbi sulla reale efficacia dell’European Financial Stability Facility, oltre al rischio che una possibile recessione coinvolga sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea, evento probabile nei prossimi due mesi.
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