L’AD di Fiat, Sergio Marchionne, nella mattinata di oggi è intervenuto presso la conferenza degli industriali britannici e non si è lasciato scappare l’occasione per parlare dell’ormai forte binomio Fiat–Chrysler che in questi ultimi mesi sta dando parecchie soddisfazione a Marchionne. L’a.d. di Fiat ha dichiarato che entro il 2014 si riuscirà a raggiungere l’obbiettivo di 6 milioni di unità vendute, toccando i 4,2 milioni nel 2012, diventando così il quinto gruppo mondiale.
Sergio Marchionne ha poi dichiarato che l’aiuto di Chrysler è sicuramente fondamentale per arrivare dove le fabbriche italiane non sono riuscite a portare ora Fiat. Una produzione più veloce e massiccia riuscirebbe a mettere Fiat nelle condizioni di poter vendere ed esportare senza problemi le proprie autovetture all’estero, reggendo, così, una richiesta di mercato importante come quella del mercato degli Stati Uniti. Il 100% di Chrysler non è ancora in mano di Fiat, Sergio Marchionne ha comunque dichiarato che non è previsto nel 2012, l’acquisto della restante quota di Chrysler ancora in mano al fondo Veba gestito dal sindacato Uaw.
Non è previsto nel 2012, neanche la fusione con Chrysler. L’a.d. di Fiat ha dichiarato che non è previsto nessun aumento di capitale nel 2012, ha comunque dichiarato che sono in revisione gli obiettivi del 2012 riguardo il più nostrano mercato europeo. Forte l’attacco che il numero uno del Linghotto ha fatto alle fabbriche italiane. Non ha utilizzato mezze misure per indicare come la Fiat stesse perdendo parecchio mantenendo operative alcune fabbriche ancora qui in Italia.
“Se Fiat avesse continuato a investire da sola in Italia i rischi sarebbero stati enormi: alte spese non condivise, volumi insufficienti e alti costi di produzione”, Marchionne ha rimarcato il fatto che l’accordo con Chrysler poterà solo notevoli ed ulteriori benefici alle due aziende, soprattutto a Fiat. “Invece, grazie al legame con Chrysler, Fiat – ha proseguito – ha l’opportunità di essere globale una volta di più: avrà accesso a mercati extraeuropei e condividerà gli investimenti nello sviluppo di architetture che hanno un’applicazione parallela in Nord America”.
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