Si chiamano “stability bond” o “Eurobond” e sono le obbligazioni europee, dei titoli “comuni” dei paesi dell’Euro dei quali si parlerà domani, mercoledì 23 novembre, quando la Commissione Europea valuterà il piano di attuazione messo a punto dal presidente, Josè Manuel Barroso. Tre opzioni saranno proposte per arrivare all’emissione di Eurobond insieme a nuove norme sulla vigilanza sui conti pubblici. Bruxelles rilancia l’idea di un’agenzia europea per la gestione del debito sovrano e della crisi. Da Berlino però arriva un avviso: gli Eurobond non devono essere visti come una cura miracolosa della crisi. Il portavoce di Angel Merkel, Steffen Seibert, ha detto che la cancelliera non vuole comunque esprimersi in merito e aspetterà che siano presentate le proposte.
Quali sono queste proposte che potrebbero essere presentate? Le ipotesi al vaglio di Bruxelles sarebbero tre: la completa sostituzione delle emissioni di titoli pubblici nazionali con gli Eurobond, non esisterebbero quindi più obbligazioni dei singoli stati; qualcuno ha invece proposta una sostituzione solo parziale. Infine, la terza alternativa, considerata più rapida, ma al contempo anche la meno vantaggiosa: una sostituzione parziale senza garanzie congiunte. Il documento dell’Ue sottolinea però come procedere con le prime due alternative potrebbe richiedere anni di tempo a cause delle fondamentali modifiche da apportare ai trattati che sono al cardine dell’Unione Europea. Nelle ultime ore però sembra si sta lavorando su un’altra possibile soluzione, che potrebbe a sorpresa arrivare anche in tempi rapidi.
Gli eurobond potrebbero rapidamente avere un impatto positivo sull’attuale crisi del debito sovrano – si legge nella bozza documento che la Commissione europea presentera’ mercoledi’ -. Anche se l’introduzione di bond di stabilita’ (come preferisce chiamarli l’esecutivo Ue) dovesse prendere un po’ di tempo, un accordo di massima sull’emissione comune potrebbe avere un impatto immediato sulle aspettative dei mercati, in tal modo abbassando i costi di rifinanziamento dei paesi maggiormente sotto pressione al momento.
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