Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ne è sicura, la crisi del debito europeo sta crescendo a tal punto che non potrà essere risolta da un unico gruppo di paesi: secondo l’ex ministro transalpino, infatti, se dovesse mancare collaborazione, allora ci si troverebbe di fronte a una situazione molto simile a quella degli anni Trenta, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In pratica, l’immunità dalla crisi non spetta a nessuno, né alle economie più povere né a quelle emergenti e nemmeno a quelle più ricche, ma bisogna ricordare che questa escalation imporrà di focalizzarsi prima o poi su quanto dovrà essere realizzato.
Il discorso della Lagarde è poi proseguito con i riferimenti ai possibili rischi di questo scenario, vale a dire un rigido protezionismo e l’isolamento da parte degli stati, qualcosa di già vissuto almeno ottant’anni fa. L’outlook economico mondiale è piuttosto deprimente, con forti probabilità di deterioramenti ulteriori e alti deficit che minacciano di dissestare le finanze pubbliche. L’unica eccezione possibile può essere rappresentata, secondo il numero uno del Fondo, dai mercati emergenti e dalle economie del continente asiatico, già duramente colpite nel corso della crisi degli anni Novanta del secolo scorso. Questa esperienza potrebbe aiutarle a gestire meglio di altre l’attuale congiuntura, un utile spunto anche per il Vecchio Continente. Il discorso è stato davvero molto ampio e ricco di altre riflessioni interessanti.
Ad esempio, l’eurozona è stata descritta come un’unione monetaria ancora non completata in tutti i suoi aspetti, oltre che un’unione fiscale che deve ancora uscire dal cantiere: le sfide che attendono i leader europei sono a dir poco monumentali, ma intanto l’impazienza dei mercati sta montando pericolosamente ed è proprio questo il problema. La speranza che giunge da Washington è quella di veder siglare un accordo congiunto in maniera immediata e rapida, anche se sfortunatamente queste procedure richiedono tempi più lunghi.
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