Giappone e Cina sono pronti a promuovere lo scambio diretto di yen e yuan senza l’uso di dollari: l’obiettivo di questa nuova misura valutaria è quello di incoraggiare nella maniera più adeguata possibile lo sviluppo di un mercato destinato a quelle compagnie che sono coinvolte in tali scambi, come ha anche precisato il governo di Tokyo. La nazione nipponica, inoltre, si impegnerà ad acquisire titoli obbligazionari dell’ex Impero Celeste nel corso del prossimo anno, consentendo quindi l’investimento del renminbi (l’altra definizione dello yuan) che lascia il territorio cinese durante le transazioni.
La giornata di ieri è stata decisiva in questo senso con l’incontro tra il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda e il premier cinese Wen Jiabao. Favorire questo accordo tra lo yen e lo yuan dovrebbe ridurre, tra l’altro, i rischi monetari e i costi del trading, altri due vantaggi che sono stati sottolineati in più di un’occasione. D’altra parte, non bisogna dimenticare che il Giappone rappresenta il maggior partner commerciale del dragone, con i suoi 26,5 trilioni di yen (360 miliardi di euro) che sono stati registrati nel 2010 (appena dieci anni fa lo stesso valore ammontava ad appena 9,2 trilioni, un’espansione davvero significativa). I patti in questione tra la seconda e la terza economia mondiale, poi, potrebbero caratterizzarsi come un’abile diversificazione rispetto alle opportunità europee, offuscate dalla crisi del debito sovrano.
Il volume di scambi tra i due paesi è davvero enorme, dunque l’intesa a cui si sta facendo riferimento è più che significativa per una migliore gestione. Pechino non è comunque nuova a iniziative simile: giusto una settimana fa, infatti, è stato siglato un accordo con la Thailandia per promuovere l’utilizzo dello yuan nella Association of Southeast Asia Nations (meglio conosciuta come Asean) e stabilire delle zone di libero scambio. Intanto, anche la banca centrale della Nigeria comincerà ad acquisire assets denominati in yuan, preferendoli a quelli espressi in dollari ed euro.
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