Dopo l’annuncio di conferma dell’aumento di capitale di Unicredit, varato con uno sconto complessivo del 43% sul prezzo dei primi di Gennaio 2012, il titolo si è velocemente allineato a quello che sarebbe poi stato il prezzo della nuova emissione, anche se a ben guardare c’è ancora una certa differenza.
Andando a ritroso nella storia dell’iter per l’aumento di capitale di Unicredit ricordiamo che uno dei partner chiave (la Libia) ha dato il pieno supporto per l’operazione, mentre dall’altra parte abbiamo investitori storici come Blackrock che invece hanno prontamente diminuito l’investimento (nel caso specifico dimezzato) dopo l’annuncio ma anche dopo le nuove tensioni nella zona Euro.
►Libia rafforza il capitale di Unicredit
Dopo il crollo verticale della scorsa settimana che ha visto una riduzione di prezzo tale per cui le azioni sono passate da circa 4.25 euro di valore a poco meno di 2.75%, ancora non si fermano le vendite che invece incalzano dopo il finto recupero di Venerdì scorso (più simile ad una presa di profitto parziale che ad un’inversione di tendenza vera e propria).
Oggi stesso Unicredit continua a scendere seguendo l’indice di riferimento ma amplificandone le performance; il FTSE-Mib cede lo 0.61% e nel paniere spicca Mediolanum con un +2.24% incoraggiante seguita da Banca Popolare di Milano (+1.95%). Male invece Fiat, che cede il 2.36% e Atlantia, -2.2%. Ancora una volta Enel si trova a metà seduta in zona praticamente “neutra” anche se in linea con l’indice di riferimento; le azioni cedono infatti lo 0.39% ma la premessa è che nel pomeriggio potranno sovra-performare l’indice quale che sia la direzione.
Tornano ad Unicredit, al momento cede oltre il 10% ed il prezzo si aggira intorno a 2.32%; le aspettative sono ancora di discesa anche se gli analisti si dividono. Da un lato si pensa che il target sia poco sopra il prezzo scelto per l’aumento di capitale, mentre voci più accreditate vedono le azioni sprofondare ben al di sotto del prezzo indicato nell’aumento di capitale, confermando la natura speculativa del ribasso che non ha nulla a che vedere con i fondamentali attuali del settore bancario italiano.
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