Standard & Poor’s sta lavorando indefessamente per tagliare e declassare tutti i rating italiani che trova sul proprio cammino: dopo aver scalzato il nostro paese dal club di “serie A”, l’agenzia americana si sta ora scagliando contro le principali compagnie dei più diversi settori. Un caso emblematico è quello di Assicurazioni Generali, la cui valutazione è scesa da AA- ad A+, con l’affidabilità del credito che non viene più considerata ottima, bensì discreta. Tra l’altro, lo stesso colosso triestino verrà monitorato costantemente, in quanto c’è la convinzione che vi possano essere delle implicazioni negative nel breve termine. Il downgrade a cui si sta facendo riferimento, inoltre, è stato deciso alla luce di alcune azioni avviate nel settore assicurativo del Vecchio Continente, una operazione complessiva dunque, ma certi nomi fanno più rumore di altri.
Secondo quanto si può leggere dal comunicato della stessa Standard & Poor’s, Generali vanta un’ampia diversificazione dei propri business in molti stati dall’area dell’euro; la società è presente, però, anche in quelle nazioni che hanno mantenuto i rating più alti, pertanto il giudizio complessivo è superiore a quello dell’Italia. L’outlook non è incoraggiante, se non altro Generali può consolarsi col fatto di non essere l’unica malcapitata in questo senso. In effetti, vi sono altri due nomi importanti coinvolti nei declassamenti, vale a dire la Cassa Depositi e Prestiti (da A a BBB+) e le Poste, spa che è sotto lo stretto controllo del Tesoro (da A- a BBB+, esattamente come accaduto per l’Italia come stato).
Non bisogna poi dimenticare le valutazioni relative a Unipol Gruppo Finanziario (da BBB a BBB-) e Cattolica Assicurazioni (da A- a BBB+), con gli outlook che in tutti i casi sono sempre e soltanto negativi. Si tratta di una conseguenza inevitabile dei provvedimenti di Standard & Poor’s, la quale è solita adeguare i suoi giudizi e di renderli più uniformi possibili.
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