Che Fitch abbia declassato l’Italia è ben noto. Ma non tutti i principali media si sono occupati nel dettaglio di quanto l’agenzia di rating abbia fatto nei confronti degli altri Paesi europei, accomunati almeno in parte al Belpaese nel triste destino che vede il grado di solidità del proprio debito sovrano calare su livelli non ancora su soglie “junk” (spazzature), ma pur sempre ben lontane dai top rate cui un tempo si aspirava.
In merito, ricordiamo comunque come l’Italia – che rappresenta ancora oggi la terza economia più importante dell’Eurozona – abbia subito un declassamento di due livelli da A – a A. Simile sorte è toccata alla Spagna, che ha visto il proprio rating subire un downgrade di due notch, dalla A a A-. In calo di un gradino anche il rating di Slovenia, Belgio e Cipro, mentre (con un po’ di sorpresa da parte degli analisti internazionali), il giudizio sull’Irlanda è rimasto invariato.
Il primo elemento di commento su quanto accaduto è, certamente, l’assenza di sorprese. Già un mese fa Fitch aveva pressochè preannunciato quanto sarebbe successo nei confronti di Italia e Spagna, sottolineando i pericoli di contagio della crisi greca sulle sponde più occidentali del Mar Mediterraneo.
Ma le difficoltà analitiche, per Fitch, si sono spinte anche altrove. Basti considerare quanto accaduto in Belgio, il cui rating è passato da AA+ a AA, e soprattutto a Cipro, con un rating pericolosamente crollato dal già non troppo rassicurante BBB, all’attuale BBB-. Migliore la tenuta del rating dei nostri vicini sloveni, con un giudizio declassato da A a AA-.
A aggravare ulteriormente le previsioni sul futuro, anche l’outlook negativo imposto da Fitch alle economie già declassate. Un segnale che fa intendere come, nel corso dei prossimi due anni (ma molto prima, secondo alcuni osservatori), l’agenzia di rating possa tornare sui suoi passi per portare ancora al ribasso le previsioni già espresse.