I finti poveri che vanno in giro con auto di lusso dovranno iniziare a fare attenzione: se esiste una certa incongruenza tra i redditi dichiarati e i beni posseduti si può finire sotto il mirino del fisco: non solo blitz come i recenti interventi fatti a Cortina e Milano ma anche strumenti informatici ben più complessi sono in grado di ricostruire lo stile di vita di ogni contribuente. Auto di lusso, appartamenti, ville, natanti, impossibile pensare che possano permetterseli coloro che hanno un reddito annuo inferiore a 30 mila euro. Invece in Italia questo avviene, almeno in teoria: per scovare costoro si parte dal redditometro che dovrebbe essere operativo già dal primo semestre di quest’anno, poi lo spesometro che analizzerà tutte le spese sostenute e per finire le comunicazioni dei conti correnti.
Una vera e propria lotta contro l’evasione e contro chi pensa di sfuggire all’occhio del fisco, che diventa sempre più attento: il direttore centrale dell’agenzia delle entrate, Attilio Befera, sottolinea che nel 2011 l’attività degli ispettori ha prodotto oltre 2 milioni di controlli con un introito totale di circa 11,5 miliardi di euro. Lo spesometro permetterà di tracciare un profilo delle spese effettuate da ciascun contribuente e prevede che gli imprenditori o i liberi professionisti debbano comunicare all’agenzia delle entrate gli incassi superiori a 3 mila euro al netto dell’imposta sul valore aggiunto.
C’è però chi dice no allo spesometro: Rete Imprese Italia (l’Associazione che rappresenta le istanze provenienti da casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) ha avanzato la richiesta di abolire il cosiddetto spesometro. Questo perchè comunque, con il nuovo limite di tracciabilità degli importi dai 1000 euro in su, la manovra salva-Italia ha ridotto l’uso del contante ai pagamenti di importo superiore a mille euro e quindi il monitoraggio da parte dell’Agenzia delle Entrate delle operazioni finanziarie rende ormai inutile la comunicazione delle operazioni IVA “rilevanti”.
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