I titoli di Stato a breve (soprattutto) e a medio lungo termine italiani sono stati particolarmente gettonati durante il corso delle ultime aste. In particolare, il collocamento del BTP Italia del mese scorso è stato uno dei maggiormente attesi, generando una raccolta di 7,29 miliardi di euro che ha superato le attese degli analisti di mercato e, probabilmente, anche quelle del Ministero del tesoro.
Ma quale è il rischio reale del BTP Italia? Stando a quanto affermato dalla simulazione di Money Controller, il rendimento atteso annuo dello strumento finanziario è pari a 2,82 punti percentuali. Il VAR a 1 anno (ovvero, il value at risk) è invece pari a 14,71 punti percentuali. La deviazione standard (rischio) è infine pari a 11,35 punti percentuali, con un indice di Sharpe di 0,05. Cerchiamo ora di analizzare più nel dettaglio la valenza informativa di tali elementi statistici.
Innanzitutto, segnaliamo come il rendimento atteso dal titolo sia pari al 2,82%: sul BTP Italia emesso lo scorso mese, pertanto, le aspettative di rendimento futuro sono inferiori ai 3 punti percentuali, ottenuti proiettando nel breve i dati del passato.
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Il VAR indica invece un valore pari al 14,71%: si tratta di un indicatore che – con un’approssimazione del 95% – indica la perdita massima che il portafoglio può generare, in questa ipotesi, a 12 mesi. Il VAR a 3 mesi è invece pari all’8,01%, mentre quello a 15 giorni si ferma al 3,5%. La deviazione standard di tali risultati è infine pari all’11,35%: la deviazione standard misura la volatilità del titolo: in altri termini, maggiore è la volatilità, e maggiore è anche il rischio di oscillazioni (positive o negative) dello strumento finanziario.
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L’indice di Sharpe, infine, è il valore che indica la capacità di un titolo di poter sovraperformare il rendimento dell’attività priva di rischio.