A poche ore dallo sbarco definitivo in borsa, Facebook deve far fronte a un intoppo che potrebbe ledere in qualche modo l’immagine costruita nel corso del roadshow di avvicinamento alla quotazione ufficiale sul Nasdaq. Infatti, il colosso automobilistico americano General Motors ha deciso di non investire più negli Ad di Facebook. Il gruppo di Detroit, terzo maggiore advertiser negli Stati Uniti, avrebbe notato la poca capacità di influenzare le vendite degli Ad sul social network. Lo scorso anno GM aveva investito 10 milioni di dollari.
La perdita per Facebook potrebbe sembrare trascurabile, ma in realtà conduce ad un problema di maggiore portata. La pubblicità su Facebook funziona oppure no? Inoltre, c’è il rischio che possa rendere meno interessante l’esperienza degli oltre 900 milioni di utenti che si collegano periodicamente sul sito? Questi interrogativi sono legittimi, visto che la stragrande maggioranza dei ricavi per il colosso dei social media di Menlo Park arriva proprio dalla pubblicità. In effetti sono molti gli investitori che hanno espresso dubbi sull’efficacia degli Ad di Facebook.
► FACEBOOK ALZA PREZZO IPO A 34-38 DOLLARI
Alcuni Facebook Store sono stati già chiusi e nel primo trimestre c’è già stato un lieve calo dei ricavi pubblicitari. E poi c’è il problema degli Ad mobile, visto che ormai sempre più utenti si collegano al sito tramite cellulare. Facebook ancora non sembra aver trovato la quadratura del cerchio per mantenere una certa web usability della piattaforma con gli Ad nella versione mobile.
► INDICAZIONI NEGATIVE SU IPO FACEBOOK
Ci sono poi altri fattori di pericolo per Facebook, in grado di impattare negativamente sulla crescita del proprio business. In realtà, sono gli stessi che Mark Zuckerberg ha presentato in un prospetto alla SEC, necessario per completare la documentazione per l’Ipo. A Menlo Park si teme molto la concorrenza di Google, Microsoft e Twitter, ma anche la possibilità che le social app possano rivelarsi un fiasco completo. Infine, c’è da valutare sempre la posizione di Zynga, responsabile del 12% degli incassi di Facebook: se dovesse abbandonare il social network, potrebbe recare un danno di grande entità.
Si legge che General Motors ha cancellato tutta la pubblicità su Facebook: questo tipo di investimento non rende perché non si traduce in auto comprate.
Mentre questo accade, tutti si stanno accalcando intorno all’IPO di Facebook, convinti che sia una delle società del futuro.
Forse è il caso di fermarsi un attimo a riflettere. Ma davvero sarà una delle protagoniste del futuro un’azienda che spera di vivere di pubblicità promettendo di far vendere un prodotto vecchio come l’auto?
E che offre servizi relazionali che permettono solo relazionalità banali e che hanno successo solo presso le generazioni “quasi giovani”: dai 20 ai 35. Perché i ragazzi veramente giovani cominciano a guardare con spirito critico una relazionalità che li costringe a scambiarsi (magari tra tantissimi) messaggi banali?
Certo costruirà il futuro del suo fondatore …
ImprenditorialitàAumentata