La maggior parte degli analisti finanziari è d’accordo sul fatto che anche nei prossimi mesi la volatilità sui listini azionari globali dovrebbe mantenersi su livelli elevati. Insomma, i timori sui mercaati finanziari dovrebbero proseguire ancora per molto tempo, salvo sporadiche e veloci schiarite come quella di stamattina: la notizia degli aiuti finanziari alla Spagna ha fatto partire a razzo i mercati, che nelle ore successive si sono rimangiati tutti i guadagni della mattinata. Le previsioni per la zona euro restano fosche, a causa dei gravi problemi della periferia.
Secondo Albert Edwards di Société Générale, il rapido calo dei rendimenti dei titoli di stato tedeschi a trent’anni sotto il 2% può essere inquadrato come un assagggio della brusca frenata che interesserà anche gli Stati Uniti nei prossimi mesi e che porterà i T-Bond americani sotto la soglia dell’1%. Secondo Edwards “il bear market azionario iniziato nel 2000 e la nuova recessione globale saranno la causa che porteranno alla terza fase di abbassamento delle valutazioni borsistiche”. Secondo lo strategist, “potremmo tornare a vedere i minimi di marzo 2009 con l’indice S&P500 in discesa verso quota 666”.
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Edwards ritiene che malgrado la paura e le incertezze in Europa, le opportunità potrebbero ben presto emergere. Ad esempio, il guru di SocGen vede all’orizzonte interessanti occasioni a Piazza Affari. Secondo Edwards, l’Italia rappresenta un’opportunità di acquisto di lungo termine con le quotazioni dell’indice principale milanese FTSE MIB vicine ai minimi storici, toccati nel marzo 2009.
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Secondo Edwards, considerato un brillante contrarian e da anni un teorico della deflazione globale, “l’Italia è uno dei pochi paesi periferici dove negli ultimi anni non sono scoppiate bolle nel credito o nella valutazione degli asset. Inoltre, dal 2008 la spesa pubblica è aumentata più lentamente che in altri paesi, soprattutto che in Germania”. Secondo Edwards, nonostante i problemi strutturali, l’Itallia “si riprenderà prima di altre, attualmente alle prese con una forte riduzione della leva finanziaria nel settore privato e statale”.