Rischio derivati sull’Europa

 Il recente studio di R&S Mediobanca ha messo in luce nuovi potenziali rischi per l’Europa. Non solo il debito sovrano ma anche il rischio derivati. In realtà, paradossalmente è proprio la nuova Basilea 3 ad aver incoraggiato una maggiore assunzione di rischi all’interno dei portfolios delle banche continentali: il 97% dei prodotti ha mera natura speculativa. Lo studio di R&S Mediobanca è stato condotto su un campione di 20 tra le maggiori banche europee, che da sole hanno attivi in bilancio pari a più di due anni di pil dell’intera Europa.

Dallo scorso anno le banche europee hanno cominciato a liquidare asset che assorbono capitali di vigilanza per acquistare prodotti derivati, che invece vengono ignorati ai fini dei ratio patrimoniali. Il risultato è che oggi le banche europee hanno in portafoglio 5.854 miliardi di euro, vale a dire il 53,2% del pil totale europeo (in netta crescita dal 48,1% del 2010). I dati in realtà si riferiscono a fine 2011, ma sono molto indicativi sull’andamento del mercato dei derivati in Europa.

RISCHIO DERIVATI SUI MERCATI FINANZIARI

La maggior parte dei prodotti derivati presenti nei bilanci delle banche sono scommesse sui tassi di interesse (due terzi del totale), 450 miliardi sono stati riversati in scommesse sul merito di credito e 670 sui tassi di cambio. Qualche tempo fa JP Morgan aveva denunciato una perdita da oltre 2 miliardi per un “errore” dei trader del proprio ufficio di Londra. Oggi una perdita del 10% su questi prodotti derivati avrebbe un impatto devastante sui bilanci delle banche europee.

RISCHIO DERIVATI JP MORGAN DA 100 MILIARDI

Infatti, il 55,6% del patrimonio di vigilanza dei big del credito continentali andrebbe in fumo. Negli Stati Uniti, dove si parla da tanto tempo del rischio derivati, il peso sul pil totale è più basso rispetto all’Europa e raggiunge il 32,8%. I big del credito europei più esposti sono Deutsche Bank con 860 miliardi (39,7% dell’attivo totale), Royal Bank of Scotland con 634 miliardi (35,1%), Barclays con 645 miliardi (34,5%), Ubs con 400 miliardi (34,3%) e Credit Suisse con 764 miliardi (33,2%). Poco esposte le banche italiane: ad esempio, Unicredit ha in pancia 117 miliardi di derivati pari al 12,7% degli attivi.

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