Il recente scandalo del Libor, ovvero la manipolazione dei tassi interbancari alla City da parte delle grandi banche, è un altro tassello che va ad aggiungersi al grande mosaico della finanza malata che indirettamente provoca gravi danni economici a investitori, famiglie, governi e aziende. La finanza del XXI secolo è avvolta nell’opacità ed è diventata il vero burattinaio del mondo. Le grandi banche, soprattutto quelle anglosassoni, dominano i mercati e generano effetti spesso indesiderati all’economia reale. I prodotti maggiormente sotto accusa sono spesso over-the counter, ovvero non regolamentati.
In primis troviamo senza dubbio i derivati finanziari. L’ultima stima della Banca per i Regolamenti Internazionali per fine 2011 ha rilevato un mercato gigantesco da 647.000 miliardi di dollari, ovvero 14 volte il pil mondiale. Nati come strumento per coprire i rischi, sono sempre più utilizzati per scopi speculativi. In particolare i credit default swap (CDS), ovvero polizze assicurative necessarie per coprirsi dal rischio default di governi o imprese, possono essere utilizzati per manipolare il debito pubblico di uno stato sovrano.
Si tratta di un mercato poco liquido e in mano alle prime cinque banche americane (tra cui Goldman Sachs e JP Morgan). Le banche possono influenzare a loro piacimento il costo del debito di un paese e decretare la fine di un governo o indirizzare le future scelte di politica monetaria e fiscale. Lo scandalo Libor, invece, riguarda la manipolazione dei tassi interbancari. Le banche hanno “drogato” circa 800 miliardi di prestiti, mutui e titoli, favorendo alcuni soggetti e danneggiando altri ingiustamente.
La finanza malata comprende altri strumenti. Ad esempio, i cosiddetti CDO (acronimo di collateralized debt obligations), cioè titoli cartolarizzati dove in un’unica scatola vengono impacchettati mutui ad alto rischio, corporate bond, sovereign bond e così via. Nel 2008 hanno messo in ginocchio il sistema finanziario, insieme ad altri titoli tossici. Infine, occhio anche agli Etf, ovvero strumenti che replicano l’indice sottostante. Negli ultimi anni sono nati Etf con leva e sintetici per 1.300 miliardi di dollari.