La Grecia sta per andare (anche formalmente, oltre che sostanzialmente) in default. Uno scenario che il vice cancelliere tedesco ha definito come potenzialmente non catastrofico, ma che non sarà privo di dure conseguenze, anche e soprattutto per la Germania, che già sta facendo i conti con la crisi del debito sovrano, temendo che il proprio debito possa salire ben oltre l’80% del Prodotto Interno Lordo. Anche perché, come oramai sta divenendo palese, l’uscita della Grecia dall’eurozona non sarebbe certamente produttrice di effetti benefici per l’euro.
Stando ai dati e agli studi di cui si riferisce il quotidiano Die Welt (tradizionalmente conservatore, e vicino al governo Merkel), una eventuale bancarotta ellenica costerebbe alla Germania circa 83 miliardi di dollari, oltre a pregiudizi ben significativi per i contribuenti tedeschi. Tuttavia, il bivio è palese: continuare a fornire aiuti costerebbe ai tedeschi forse ancor di più, e se la Germania – anche in seguito a quanto sta accadendo – dovesse perdere il rating AAA, affronterebbe un rincaro del suo forte debito sovrano, innescando una reazione a catena su nuovi oneri.
Insomma, a ben vedere la situazione non vedrà alcun vincitore. Uno scenario reso ancor più buio dalla bocciatura di Moody’s, che ha rivisto l’outlook su Berlino da stabile a negativo. Tornando ai numeri (e solo a quelli) si tratta di confrontare il malus potenziale di 83 miliardi di euro in caso di uscita della Grecia dall’eurozona con la sommatoria dei contributi tedeschi d’aiuto ad Atene: 15 miliardi di euro una prima volta, 22 miliardi di euro una seconda volta; poi altri 13 miliardi relativi a quanto la Bce perderebbe a causa dei titoli sovrani greci che ha in cassa; e poi, almeno 30 miliardi che la Banca nazionale greca deve alla Bundesbank e alle altre banche centrali dell’Eurozona. In aggiunta, 3 miliardi di contributi al Fmi.
Già qualche giorno fa avevamo anticipato le ipotesi sull’uscita della Grecia dall’euro. Continueremo a monitorare lo scenario nei prossimi giorni.