Il risultato operativo adjusted di Eni, relativo alle continuing operations, durante il secondo trimestre è cresciuto del 14,2 per cento a 4,24 miliardi di euro. In aumento anche l’acconto sul dividendo, che ha toccato quota 0,54 euro. Ecco tutto ciò che ha contraddistinto il secondo periodo d’esercizio per la compagnia petrolifera, e cosa potrebbe accadere nel corso dei prossimi mesi di gestione.
Il risultato che colpisce maggiormente, nell’ottica amministrativa di Eni, è il calo dell’utile a 0,23 miliardi di euro, contro quota 1,25 miliardi di euro conseguiti nello stesso periodo dello scorso anno. Ad ogni modo, nel semestre – grazie alla buona performance del primo trimestre – l’utile è cresciuto dell’1,1 per cento a 3,84 miliardi di euro.
Come già anticipato, il risultato adjusted è cresciuto del 2 per cento a 1,46 miliardi di euro, con un risultato delle continuing operations che risulta essere in linea con quanto previsto.
Sul fronte degli investimenti tecnici, l’ammontare complessivo per l’intero primo semestre è stato pari a 5,65 miliardi di euro, ed ha riguardato principalmente lo sviluppo di giacimenti di idrocarburi e il miglioramento della flotta dei mezzi navali di costruzione e di perforazione di Saipem. Il flusso di cassa netto da attività operativa e gli incassi da dismissioni di 774 milioni di euro hanno permesso un’adeguata copertura dei fabbisogno finanziari per gli investimenti tecnici, e il pagamento dei dividendi di circa 2,23 miliardi di euro, oltre alla riduzione dell’indebitamento netto a 26,9.
Infine, per quanto concerne il dividendo, l’acconto è aumentato da quota 0,52 euro del 2011 a 0,54 euro del 2012. Secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato della società, “nel primo semestre Eni ha conseguito risultati eccellenti grazie alla forte crescita della produzione sostenuta dalla ripresa delle attività in Libia. Sono particolarmente soddisfatto dei nostri successi esplorativi e dell’ingresso in nuove aree ad elevato potenziale. In gas & power e refining & marketing abbiamo contenuto l’impatto della crisi dei mercati di riferimento. Le dismissioni già avviate delle nostre quote in Snam e Galp ci assicureranno una struttura finanziaria adeguata a sostenere, in qualunque circostanza di mercato, una robusta crescita di lungo termine”.
In precedenza, Eni aveva ceduto un altro 5% di Snam Rete Gas.