L’accusa è di quelle pesanti: secondo il Dipartimento dei servizi finanziari di New York, l’istituto di credito britannico Standard Chartered avrebbe violato l’embargo nei confronti dell’Iran, compiendo – con entità finanziarie dello Stato – una serie di operazioni pari a 250 miliardi di dollari, nell’arco di sette, lunghissimi anni. Un’accusa che potrebbe portare ora la banca britannica a perdere la licenza bancaria negli Stati Uniti, e che sta facendo discutere assai la comunità finanziaria internazionale.
Ad onor di cronaca, è pur vero che Standard Chartered ha puntualmente smentito di avere nascosto transazioni con l’Iran per 250 miliardi di dollari, negando di aver violato le normative statunitensi in tema di antiriciclaggio. Eppure, l’accusa proveniente dall’America sembra esser piuttosto forte e univoca, sostenuta dall’indiscrezione secondo cui le operazioni sospette sarebbero state compiute con consapevolezza dei vertici dell’istituto di credito: una circostanza che sarebbe altresì supportata dal fatto che alcuni dipendenti americani della banca, nel 2006, avrebbero informato i propri superiori a Londra dei rischi relativi.
Ad ogni modo, ribadiamo, Standard Chartered sta respingendo fermamente le accuse. Di qui il punto interrogativo nel titolo del nostro approfondimento odierno. Standoalle dichiarazioni della portavoce dell’istituto di credito, Annemarie Durbin, “il gruppo respinge fermamente la posizione o la descrizione dei fatti così come è esposta nell’ingiunzione emessa dal Dfs” Ancora, la portavoce sottolinea come il provvedimento non contenga “una corretta versione dei fatti”, anche perchè Standard Chartered (specializzata proprio in mercati emergenti e in Asia) “prende sul serio le proprie responsabilità e si impegna a rispettare sistematicamente le leggi e i regolamenti che la interessano”.
Insomma, l’istituto di credito britannico proprio non ci sta a passare dalla parte del torto, e si prepara a contrattaccare alle accuse che provengono dall’altra parte dell’Oceano. Intanto, però, i mercati finanziari sembrano aver preso una loro decisione, e hanno punito le quotazioni dei titoli azionari della banca durante le negoziazioni in Borsa.