L’utility tedesca Rwe chiude il primo semestre del 2012 con un ritorno all’utile. Un risultato certamente positivo, coincidente con l’uscita dal business del nucleare, che tuttavia è accompagnata con il contemporaneo annuncio di una riduzione del personale, finalizzata al “mantenimento della competitività”. La società energetica ha poi affermato che le condizioni di mercato “sono tutto fuorchè facili”, facendo pertanto comprendere che le scelte impopolari e difficili potrebbero non esser terminate.
Più nel dettaglio, il secondo gruppo dell’energia per volumi di attività ha comunicato al mercato di esser ritornato all’utile nel primo semestre del 2012, con un risultato netto positivo stabile a 1,58 miliardi di euro (contro 1,59 miliardi di euro dello stesso periodo dell’anno precedente) e con 273 milioni di euro nel secondo trimestre, contro una perdita di 229 milioni di euro conseguita nell’anno precedente, dovuta agli oneri assunti in bilancio per l’accelerata uscita della Germania dal business del nucleare.
Risalendo le righe del conto economico, rileviamo una crescita del fatturato semestrale molto lieve, con mantenimento intorno a quota 27 miliardi di euro, e un più significativo incremento dell’Ebitda, sviluppatosi del 9 per cento a 5,05 miliardi di euro. I dati si mantengono comunque leggermente al di sotto delle attese di mercato.
Peter Terium, amministratore delegato del gruppo tedesco, ha definito che le “condizioni di mercato tutto fuorchè facili” e ha annunciato un rafforzamento del piano di risparmi che comporterà altri 2.400 tagli (su un totale di 71.917 persone a fine giugno), “inevitabili”, secondo Terium, per mantenere Rwe competitiva.
Tenendo altresì conto del piano già presentato nello scorso autunno, la perdita occupazionale sarà pari a 10.400 unità entro la fine del 2014, di cui un terzo per dismissioni e il resto attraverso misure di accompagnamento. Rwe ha però confermato gli obiettivi per il 2012, con un Ebitda vicino al dato del 2011, e un utile netto da operazioni correnti pari a 2,5 miliardi di euro l’anno.
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