L’aumento del valore dello spread di Italia e Spagna è senza dubbio deleterio per le già fragili casse statali dei due paesi della periferia europea e un ottimo modo per Berlino per finanziarsi sui mercati internazionali con tassi irrisori prossimi allo zero. I vantaggi per la Germania e per le sue aziende sono evidenti. Il governo tedesco colloca debito pubblico con interessi nulli o addirittura negativi (cioè si fa pagare per emettere i titoli di stato!), mentre le grandi imprese collocano bond con importi miliardari a tassi molto bassi.
Basta osservare ciò che è successo il bond Volkswagen scadenza 2022, emesso martedì scorso per un importo complessivo pari a un miliardo di euro. Il bond è stato collocato ad un tasso pari al Bund più 108 punti base ed ha registrato chiaramente il tutto esaurito, considerando che le aziende tedesche sono considerate solidissime. L’emissione VW ha fatto infuriare i competitor francesi, che vedono i loro prodotti meno competitivi sui mercati proprio a causa delle differenze di costo sui finanziamenti.
Tuttavia, come ha già fatto notare il premier italiano Mario Monti, non è tutto oro ciò che luccica. Oggi i vantaggi sono clamorosamente evidenti, ma nel medio periodo c’è il rischio di uno shock di liquidità. In un’intervista rilasciata pochi giorni fa a Il Sole-24 Ore, Monti aveva dichiarato che “l’attuale configurazione degli spread determina in Germania un’elevata crescita dell’offerta di moneta M3, alla quale si associano tassi di interesse artificialmente bassi, prezzi crescenti delle obbligazioni e pressioni verso l’alto dei prezzi degli altri asset, inclusi quelli immobiliari”.
Monti ha così messo in guardia il governo tedesco sulla possibilità di un brusco e inaspettato aumento dell’inflazione, senza contare il rischio di una bolla immobiliare. Dopo tutto chi vuole acquistare un auto o comprare casa in Germania può farlo approfittando di una liquidità abbondante e a costi irrisori. In difficoltà sono anche i fondi previdenziali tedeschi, che vedono un continuo aumento dei prezzi dei Bund che stanno schiacciando i rendimenti su livelli “reali” ormai negativi da diverso tempo. Inoltre, stanno scattando nuove richieste di aumenti salariali da parte dei sindacati.