Wall Street snobba la crisi e si avvia verso il raggiungimento dei massimi di sempre toccati nell’ottobre del 2007. Nessuno avrebbe mai immaginato una ripresa così repentina dei corsi azionari dopo la debacle del 2008, a seguito dello scoppio della bolla dei mutui subprime e al crack Lehman Bothers. Non è bastata nemmeno la peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione degli anni ’30 a mettere in ginocchio la finanza made in USA, dimostrando che la Corporate America è sempre in grado di regaire alle crisi.
Al di là degli alti e bassi degli ultimi giorni, dovuti ai timori legati alla crisi bancaria in Spagna, l’indice azionario S&P500 resta poco lontano dai top di sempre di ottobre 2007. A spingere Wall Street al di là della crisi è stata senza dubbio la Federal Reserve, che a più riprese ha inondato i mercati con nuova liquidità, ma anche la straordinaria rotazione settoriale che ha consentito in questi anni una forte ripresa fino all’avvicinamento dei massimi storici.
Rispetto al 2007 il panorama borsistico è completamente diverso. Oggi il settore che pesa di più nell’indice S&P500 è quello dei consumi non-ciclici con il 20,7% del totale. Parliamo dei cosiddetti “titoli difensivi”, cioè le grandi aziende del calibro di Pfizer, Procter & Gamble e Pfizer. Si è nettamente ridimensionato il settore bancario, che oggi vale il 15,5% dell’indice rispetto al 19,5% del 2007. La capitalizzazione di colossi come Citigroup e Bank of America è crollata. La prima azione bancaria di peso è Wells Fargo, 13-esimo posto per capitalizzazione.
E’ cambiato radicalmente il contributo dei tecnologici, passato al 15,2% dall’11,2%. Merito soprattutto del boom senza fine di Apple, che oggi capitalizza oltre 650 miliardi di dollari ed è la più grande società del mondo per valore di borsa. Secondo molti analisti la borsa americana resta attraente dal punto di vista del rapporto prezzo/utili e dal lato degli indicatori fondamentali. Secondo Ubs, l’indice S&P500 raggiungerà 1525 punti entro fine 2012. La banca svizzera consiglia di scommettere maggiormente sui titoli legati al ciclo economico, come energetici e risorse di base, piuttosto che sui titoli difensivi.