Altre buone notizie per Fiat, in un periodo in cui l’ottimismo non sembra esser di casa a Torino. E, ancora una volta, gli unici aspetti positivi della gestione operativa della compagnia piemontese giungono dal di fuori dei confini tricolori. Stando a quanto rileva infatti l’associazione britannica Society of Motor Manufacturers and Traders, il brand Fiat avrebbe conseguito un incremento delle immatricolazioni nel mercato del Regno Unito pari al 28,51 per cento a 9.028 unità, con una progressione estremamente soddisfacente.
In particolare, precisa l’associazione Society of Motor Manufacturers and Traders, il principale brand del Lingotto avrebbe riscontrato un increment delle immatricolazioni del 16,34 per cenot a 39.780 unità nel corso dei primi nove mesi dell’anno.
Per quanto invece concerne gli altri brand gestiti dal gruppo torinese, si evidenzia l’incremento delle immatricolazioni in tripla cifra del marchio Chrysler, che nel Regno Unito viene utilizzato dalla Fiat anche per commercializzare i modelli della Lancia: nell’ultimo mese le immatricolazioni del brand sono esplose al 124,58 per cento a quota 795 unità, mentre nei primi nove mesi dell’anno l’incremento è stato del 267,42 per cento a 2.932 unità.
Tra i dati negativi si rileva invece il calo della Abarth, con un decremento del 7,12 per cento a 248 unità, e un – 13,46 per cento a 939 unità da inizio anno. Alfa Romeo subisce una flessione mensile del 37,53 per cento a 1.227 unità, che cumulata nei primi nove mesi diventa pari al 35,5 per cento a 6.115 unità. Le vendite di Maserati risultano stabili a settembre a 41 unità, per un consuntivo annuo in flessione del 22,83 per cento a 240 modelli immatricolati. Contrazione del 29,19 per cento per Jeep a 313 unità, e in crescita dello 0,18 per cento a 1.672 unità per il periodo gennaio – settembre.
Complessivamente, il mercato auto britannico ha chiuso il mese con 359.612 immatricolazioni (+8,16 per cento su base annua) e il periodo gennaio-settembre con 1.620.609 (+4,35 per cento su base annua% a/a).
Qui il nostro focus sullo “strano” rapporto di Fiat negli States.