Seduta molto negativa in borsa per le azioni Exor, penalizzate dal downgrade di Goldman Sachs che continua così il suo lavoro di revisione delle stime sulla galassia Fiat. Il titolo Exor, quotato a Piazza Affari con il ticker “EXO”, sta evidenziando un calo del 3,29% a 18,83 euro ma ha già toccato un minimo intraday a 18,67 euro. Con il ribasso odierno il titolo è sceso sui minimi più bassi da oltre due mesi. La holding della famiglia Agnelli è stata declassata dalla banca d’affari americana.
Ad inizio mese Goldman Sachs aveva eliminato il titolo Fiat dalla sua convinction buy list, tagliando tra l’altro drasticamente il prezzo obiettivo del 64% circa a 4,7 euro da 7,7 euro. La banca d’affari newyorkese aveva ammesso in quell’occasione di non averci visto giusto sulla casa automobilistica torinese. Infatti, dal momento in cui fu inserita nella convinction buy list nel luglio 2011, le azioni Fiat avevano evidenziato un calo del 45% rispetto alla performance dell’1,5% del Ftse World Europe.
Ora tocca alla Exor uscire dalla lista di titoli preferiti dell’influente banca statunitense, ma questa volta Goldman Sachs ottiene delle buone soddisfazioni. Infatti, il titolo Exor era stato inserito nella convinction buy list a fine luglio 2010. Da allora è salito di oltre 32 punti percentuali, facendo nettamente meglio del Ftse World Europe che ha guadagnato poco più del 3%. Ora Goldman Sachs ha deciso di tagliare la propria raccomandazione a “neutral” da “buy”, tagliando il target price del 14% a 23,2 euro da 26,5 euro. Secondo gli analisti di Goldman Sachs il titolo è diventato meno attraente alla luce della robusta performance messa a segno da inizio anno.
Infatti le azioni ordinarie Exor hanno guadagnato più del 25% da inizio anno, prima di considerare la debacle odierna. Gli esperti della banca americana hanno evidenziato anche un sostanziale inasprimento dello sconto sul net asset value (Nav). Dal punto di vista dei conti trimestrali, Goldman Sachs ha sottolineato che non ci sono state particolari sorprese. Alla banca newyorkese hanno però apprezzato la semplificazione societaria e il buyback.