Secondo quanto emerge da uno studio dell’Istat, dal 1992 al 2011 la produttività del lavoro è cresciuta a ritmi eccessivamente bassi con un incremento medio annuo dello 0,9%, che equivale ad una crescita complessiva del 19,5% nell’arco ddi vent’anni. A partire dal 2011, invece, la produttività è praticamente rimasta ferma. L’andamento negativo ha interessato anche la produttività totale dei fattori. In particolare, questo indicatore misura la crescita del valore aggiunto collegato al progresso tecnico, al miglioramento del know-how e dei processi di produzione.
Nel 2011 l’aumento della produttività totale dei fattori è stato decisamente modesto (+0,4%), mentre dal 1992 al 2011 c’è stata una crescita media di appena lo 0,5% ogni anno (+9,1% in tutto il ventennio analizzato). Dal 1992 al 2011 la crescita media annua della produttività del lavoro, ovvero il valore aggiunto per ora lavorata, è stata il risultato complessivo di una crescita media dell’1,1% del valore aggiunto (differenza tra il valore della produzione di beni e servizi e il valore dei costi intermedi sostenuti) e dello 0,2% delle ore lavorate.
Negli ultimi 20 anni la crescita della produttività totale dei fattori deriva da un aumento medio dell’1,1% del valore aggiunto e dello 0,7% dell’impiego complessivo di capitale e lavoro. Per quanto riguarda il valore aggiunto, negli ultimi 20 anni la crescita media annua è stata dell’1,1% in virtù di una crescita dello 0,6% dell’accumulazione di capitale e dello 0,5% della produttività totale dei fattori. Il contributo della componente lavoro è stato di appena lo 0,1%. Dai dati emersi dallo studio dell’Istat emerge che un netto peggioramento è iniziato a partire dal 2000.
Il crollo degli indicatori sulla produttività, in particolare a partire dal 2009, mette in luce un quadro a tinte fosche che necessita di urgenti aggiustamenti per sostenere le imprese. Servono politiche industriali incisive, soprattutto nei settori strategici, ma anche maggiore sostegno all’attività delle piccole e medie imprese italiane. A livello settoriale il maggiore apporto alla produttività del lavoro è giunto dall’industria e dal commercio, poi da trasporto, alloggio e ristorazione.