Il 2012 sarà ricordato come un anno molto difficile per le famiglie italiane, che hanno sperimentato una brusca flessione del proprio potere d’acquisto a causa di un forte aumento delle tasse che, abbinato ad un pericoloso incremento dei costi dei servizi e alla crescita generalizzata dell’inflazione, ha generato una contrazione dei redditi disponibili. Secondo quanto dichiarato da Salvatore Rossi di Bankitalia, intervenuto ad un convegno Abi-Assofin, nel 2012 il reddito delle famiglie scenderà di oltre il 2,5%, ovvero più di quanto accaduto durante la crisi del 2009.
Il 2012 sarà il quinto anno di diminuzione del reddito reale delle famiglie, ovvero il reddito calcolato al netto dell’aumento del costo della vita. Infatti, già dal 2008 al 2011 era avvenuta una riduzione del reddito reale pari al 5%. A pesare molto sul bilancio delle famiglie è anche il credit crunch, ovvero la stretta creditizia che le banche stanno mettendo in atto negli ultimi mesi a causa di un peggioramento della congiuntura.
Anche se in modo graduale, i prestiti delle banche si stanno via via contraendo e le nuove erogazioni sono decisamente limitate rispetto agli anni precedenti, complice le difficoltà economiche e la maggiore selettività degli istituti di credito nella concessione dei prestiti. Nel terzo trimestre del 2012 si è passati addirittura in territorio negativo, a causa di un peggioramento del processo di decelerazione dei prestiti alle famiglie. Il totale dei prestiti, esclude le sofferenze, è sceso dell’1% rispetto a dodici mesi fa. Ora, però, a Via Nazionale si teme soprattutto una maggiore vulnerabilità finanziaria delle famiglie italiane.
Un recente studio sui bilanci delle famglie ha fatto emergere che già nel 2010 il 3,6% delle famiglie italiane (poco meno di 900 nuclei familiari) stava facendo i conti con un servizio del debito superiore al 30% del proprio reddito. Non è ancora scattato l’allarme, in quanto si tratta di cifre ancora sotto controllo, ma a Via Nazionale si teme un peggioramento della situazione a causa delle prospettive economiche negative per i prossimi mesi.