Non è stata una vera e propria sorpresa, ma l’impressione del buco nell’acqua è comunque assicurata: la quotazione Sea, la società aeroportuale di Linate e Malpensa, non s’ha da fare, causa domanda troppo bassa. La società si ritira pertanto dallo sbarco in Borsa a una sola settimana dall’Ipo. Un’operazione nata in maniera travagliata, e collimata con l’abbandono di un progetto che avrebbe dovuto – secondo i promotori – rilanciare le possibilità di sviluppo della compagine.
L’operazione Ipo Sea – ricorda Il Sole 24 Ore in un approfondimento di Sara Monaci – era stata congeniata principalmente dall’azionista di maggioranza, “il Comune di Milano (che detiene il 54,8%), non arriva quindi al traguardo, e viene fermata dai vertici Sea proprio l’ultimo giorno, ieri, quando il cda avrebbe dovuto dare l’ok definitivo a Piazza Affari e decidere il prezzo delle azioni. Prezzo, probabilmente, ritenuto troppo alto dal mercato: la valorizzazione doveva essere compresa tra 800 milioni e 1,075 miliardi, dai 3,2 ai 4,3 euro per azione. Fatto sta che ieri (venerdì, ndr), alle 13, i vertici della società aeroportuale hanno dovuto prendere atto che il book delle prenotazioni degli investitori non arrivava al 40 percento. Impossibile proseguire”.
Logico, a questo punto, attendere il giro di valzer delle accuse e delle recriminazioni. Stando al Comune e alla stessa Sea il flop sarebbe dovuto principalmente alla “turbativa d’asta messa in atto dal socio di minoranza, il fondo F2i, che lo scorso anno ha rilevato il 29,75% da Palazzo Marino attraverso gara pubblica”.
Ne è conseguito che il consiglio di amministrazione di Sea ha già dato mandato al presidente Giuseppe Bonomi “di compiere ogni atto necessario al fine della tutela dell’azienda”. Di simile approccio l’opinione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, secondo cui “il clima è stato turbato, il Comune condivide la scelta di Sea di attivare ogni azione a tutela della società perché è evidente che il danno prodotto non riguarda solo Sea, ma la città di Milano e l’intero Sistema Italia di fronte alla comunità economica internazionale”.