Italcementi ha lanciato il Progetto 2015, un programma industriale utile al rafforzamento del sistema produttivo e al presidio della competizione sul mercato italiano. A regime sarà previsto un contenimento dei costi per circa 40 milioni di euro l’anno, utili per poter affrontare nel migliore dei modi il difficile andamento del mercato dei materiali da costruzione locale, dove il consumo di cemento – a causa della crisi che ha colpito il settore delle costruzioni – è sceso ai minimi livelli dagli anni Sessanta ad oggi.
Il progetto di riorganizzazione e di rafforzamento delle attività di Italcementi nel Paese prevede una maggiore flessibilità del sistema produttivo e commerciale Il mercato italiano, che – afferma la società – risulterebbe ormai caratterizzato da una sovraccapacità produttiva che ha determinato pressioni concorrenziali non più sostenibili dall’intero comparto.
“Il ‘Progetto 2015’” – ricordava trend-online poche ore fa – “che sarà implementato nel corso del biennio 2013-2014, ha l’obiettivo di razionalizzare non solo l’apparato industriale e distributivo sul territorio italiano ma anche di intervenire sulle strutture centrali del Gruppo e sulla rete commerciale, interessando dirigenti, quadri e operai. Questo intervento è volto a raggiungere migliori livelli di efficienza anche attraverso significativi investimenti industriali. Un esempio è il revamping della cementeria di Rezzato – annunciato di recente – dopo quelli già effettuati a Calusco e Matera –, così come l’impegno profuso nella realizzazione della nuova infrastruttura di ricerca e innovazione (i.lab) che andrà sempre più integrandosi con le attività della nuova funzione di Global Sales and Marketing destinata a interagire più attivamente con il mercato” (vedi anche bilancio Italcementi 2011).
In particolare, le nuove tecnologie adottate dovrebbero garantire una riduzione dei costi di produzione del 23 per cento, e un abbattimento significativo delle emissioni, con una flessione a regime pari al 75 per cento.
“Il piano di investimenti e ristrutturazione che abbiamo illustrato oggi alle organizzazioni sindacali” – ha dichiarato in merito il Direttore Generale Giovanni Ferrario – “è, pur nell’ambito dei sacrifici richiesti ai nostri dipendenti attraverso il ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria, l’unica soluzione possibile per affrontare uno scenario economico così profondamente cambiato, senza pregiudicare la possibilità di cogliere le opportunità di una futura ripresa. Per questo non limiteremo gli investimenti in Italia, dove impegneremo risorse molto significative, superiori a quanto investito nel biennio precedente”.