La comunità finanziaria mondiale guarda da sempre con grande attenzione alle vicende economico-finanziarie degli Stati Uniti, prima economia del pianeta in grado di sancire nel bene e nel male le sorti dell’intera struttura economica mondiale. Ora si guarda con grande apprensione a Washington per due motivi: fiscal cliff e debito fuori controllo. Barack Obama ha addirittura interrotto in anticipo le sue vacanze natalizie alle Hawaii per cercare di accelerare i tempi per un accordo con i repubblicani, in modo tale da scongiurare un clamoroso ritorno in recessione dell’economia americana.
Infatti, dal primo gennaio potrebbe partire il fiscal cliff, ovvero un mix di drastici tagli alla spesa pubblica e aumento delle tasse per i contribuenti che spingerebbe gli USA in recessione con un crollo del pil tra il 3% e il 4%. L’ipotesi più probabile sembra ormai quella di un accordo temporaneo. Secondo Barclays Capital, se dovessero scattare le misure previste dal fiscal cliff l’economia americana finirà in recessione entro il prrimo trimestre del 2013 e la disoccupazione volerà sopra il 9% entro la fine del prossimo anno.
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Intanto, Tim Geithner, ministro del Tesoro degli Stati Uniti, ha scritto una lettera ai leader della Camera e del Senato americano per informarli che il 31 dicembre 2012 il debito pubblico degli USA toccherà il limite all’indebitamento posto a quota 16.400 miliardi di dollari. Si tratta del livello più alto di sempre: una cifra pazzesca, che costringerà ben presto i policy makers americani a mettere in campo misure straordinarie per evitare un clamoroso default sul debito pubblico.
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Nel frattempo l’economia americana continua a lanciare segnali contrastanti: la disoccupazione è in calo, ma non abbastanza, il pil è stato superiore alle attese nel terzo trimestre 2012, le vendite natalizie vengono stimate in forte calo sui livelli del 2008, mentre il settore immobiliare è in crescita. Intanto, però, i cittadini americani sono sempre più sospettosi verso la borsa di Wall Street, nonostante non sia lontana dai massimi di sempre: Bloomberg stima che sono sfumati quasi 200 miliardi di dollari di guadagni per il deflusso di denaro avvenuto negli ultimi quattro anni.