Soffre l’export orientale e chiudono in rosso le borse asiatiche. Toyota perde il 10,35%

La crisi che sta investendo l’economia mondiale è davvero di vastissime proporzioni. Lo dimostrano le grandi difficoltà in cui verte l’export orientale, che da sempre primeggia in particolare nei settori della tecnologia e dell’automobile. La crisi finanziaria, infatti, ha determinato un forte crollo della domanda sia in Oriente ma soprattutto in Occidente. A questo si va a sommare la ripresa della moneta giapponese nei confronti del dollaro e dell’euro. Lo yen si è rafforzato con il cambio euro/yen che si attesta attorno a 126,45 e quello dollaro/yen che si aggira attorno a 98,50. Le aziende esportatrici giapponesi, dunque, sono in crescente difficoltà, penalizzate dal rafforzamento dello yen e dai timori di una recessione. Tutto questo ha influito sull’andamento delle borse asiatiche, neutralizzando i buoni risultati ottenuti ieri dopo la vittoria di Barack Obama.



A Tokyo, infatti, la borsa ha perso il 6,5%, con l’indice Nikkei che ha chiuso a 8.889,14 punti, registrando la peggiore chiusura degli ultimi quindici giorni. Previsioni dal sapore amaro per il colosso automobilistico Toyota, che ha annunciato il peggiore risultato di bilancio degli ultimi 18 anni. Secondo le stime degli analisti, l’utile subirà un crollo di oltre cinquanta punti percentuali, scendendo da 1.250 miliardi a 550 miliardi di yen. Oggi il titolo della Toyota ha, quindi, perso in borsa il 10,35% seguito da i titoli delle concorrenti Isuzu e Suzuki che hanno perso rispettivamente il 20,69% e il 10,92%. Vanno male anche le altre società esportatrici giapponesi come Canon (-12,59%), Olympus (-11,81%), Sanyo e Sony (-11,3%) che vedono ridurre i loro guadagni nel principale mercato di riferimento: gli Stati Uniti. Indici in forte ribasso anche sulle altre borse asiatiche: Hong Kong, infatti, registra perdite del 7,2%, Shanghai cala del 2,6%, Taiwan perde il 5,71%, Seul flette del  7,56% e Singapore chiude in calo del 4,4%.

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