L’ultimo trimestre 2012 si è chiuso in maniera molto deludente per le società europee quotate in Borsa. Ad affermarlo è la società Morgan Stanley, che in riferimento agli ultimi tre mesi dello scorso esercizio solare ha potuto affermare come solamente il 2 per cento delle compagini del vecchio Continente abbia battuto le stime, già di per se viste in ribasso a causa del propagarsi di difficoltà economico finanziarie di settore o di mercato.
Secondo quanto affermavano poco fa i consulenti della banca d’affari, infatti, fra quelli finora comunicati solo il 2% ha superato le stime degli analisti sugli utili. Un risultato che è sostanzialmente ben inferiore alla media storica e indicherebbe – proseguono ancora gli osservatori dell’istituto di credito, “un trimestre difficile ma non disastroso dato il debole quadro macroeconomico europeo” (vedi anche Andamento utilities europee).
Migliori sono le considerazioni sul fronte del fatturato, a conferma del fatto che le vere difficoltà per le società provengono proprio dalla redditività. Per quanto concerne invece la prima riga del conto economico, Morgan Stanley afferma come il 12 per cento delle aziende ha comunicato un dato superiore al consensus di mercato. In proposito, si ricorda come le società campionate da Morgan Stanley siano 395, pari al 48 per cento della capitalizzazione totale di mercato. Di queste il 55-60% ha finora reso noti i risultati del quarto trimestre.
Per quanto concerne la parte “piena” del bicchiere, le buone notizie sono giunte dalle aziende che operano nel comparto finanziario e industriale, e dalle utilities energetiche. Di contro, le delusioni più cocenti sembrano essere riferibili dalle società dei settori delle telecomunicazioni, da quelle dei materiali di base e, più in generale, dal comparto dell’information technology (vedi anche Quali sono i paesi europei con rating AAA? ).
Si osservi infine che – mentre le società che hanno battuto le stime hanno ottenuto un “premio” di quotazione sui mercati finanziari – le società che non hanno battuto le previsioni sono state penalizzate in misura meno che proporzionale, forse a conferma del fatto che perfino i listini si stanno abituando a un periodo di vacche magre.