L’affermazione del MoVimento 5 Stelle alle ultime elezioni politiche italiane ha fatto tornare alla ribalta il tema dell’euro, considerando che tra i punti principali del programma del primo partito italiano alla Camera c’è la possibilità per l’Italia di uscire dall’euro. In un’intervista rilasciata alla Bild am Sonntag tedesca, il leader di M5S, Beppe Grillo, ha parlato della possibilità di indire un referendum sull’euro, addirittura online. Oltre al tema dell’euro, grillo ha anche avanzato la proposta di rinegoziare il debito pubblico.
Nel corso dell’intervista, il comico genovese ha dichiarato che se fosse il presidente del consiglio farebbe “ricomprare all’Italia i suoi titoli di stato da paesi come Francia e Germania”. Inoltre, Grillo non ha mai nascosto la sua intenzione di voler rinegoziare il tasso di interesse sui bond pubblici, portandolo a un livello prossimo allo zero. Fino all’estate scorsa si era parlato della Grexit, ovvero di una possibile uscita della Grecia dall’euro, ma mai di una Italyexit. Secondo gli esperti, si tratta di uno scenario quasi improbabile.
► GRILLO CHIEDE REFERENDUM SULL’EURO
Ad ogni modo cosa accadrebbe se l’Italia uscisse davvero dall’euro? Secondo Davide Pasquali, presidente di Pharus Sicav, i mercati finanziari attualmente scontano solo il contesto di forte incertezza e ingovernabilità. Tuttavia, se da un eventuale referendum sull’euro dovesse emergere la volontà degli italiani di tornare alla lira, “lo spread tornerebbe nell’immediato sopra i 500 punti così come la borsa potrebbe scendere di un 10%”. Vincenzo Longo, market strategist di IG, traccia uno scenario meno confortante per il paese. Lo strategist ritiene che lo spread Btp-Bund volerebbe subito sopra 500 punti e supererebbe anche il massimo assoluto di 575 di novembre 2011.
► ITALIA CHIEDERA’ AIUTI PER NON FALLIRE SECONDO CITI
Secondo Longo, lo scudo anti-spread della Bce a quel punto servirebbe a poco in quanto un’Italia fuori dall’euro uscirebbe dal controllo di Francoforte. La borsa italiana crollerebbe sicuramente, aggiornando i minimi storici di fine luglio scorso e magari si spingerebbe verso quota 10mila punti. C’è poi anche chi non drammatizza. Secondo Gabriele Roghi di InvestBanca, “un’uscita dall’euro farebbe scendere rovinosamente il listino in una prima fase, ma poi la probabile svalutazione determinata oggettivamente dai differenziali di inflazione con la Germania, calcolabile intorno al 10-15%, darebbe enorme slancio alle esportazioni con conseguente effetto propellente al listino azionario italiano”.