Il neoproprietario della rete televisiva La7, Urbano Cairo, inizia a prevedere il futuro della compagine. Salvo clamorosi dietrofront e negazioni da parte dell’Authority, il patron di Cairo Communication dovrebbe pertanto prendere il timone del potenziale terzo polo televisivo, ex Telecom Italia. Ma quali sono le previsioni del nuovo acquirente nei confronti dell’oggetto del proprio desiderio?
“Negli anni” – ha detto Cairo, le cui dichiarazioni sono state riprese dal quotidiano Il Giornale – “La7 ha sempre perso intorno ai 100 milioni all’anno. È ovvio che anche se Telecom ci ha dato un aiuto (la società è stata ceduta con circa 100 milioni di euro di dote, ndr) dobbiamo rimettere i conti a posto per arrivare velocemente al pareggio. Spero di poter fare un piano entro giugno” (vedi anche Telecom Italia sceglie Cairo per La7).
È a questo punto che Cairo racconta le sue decisioni quando, nel 1999, comprando la Giorgio Mondadori, scelse di non tagliare – come invece gli fu suggerito – il parco risorse umane. “Non l’ho fatto, ma ho fatto altri interventi” – ha spiegato ancora sulle pagine del quotidiano – “Poi, abbiamo lanciato nuovi giornali e le persone sono state impiegate in questi prodotti e, alla fine oggi, sono 100 dipendenti in più di allora. E anche in quel caso la società perdeva soldi. Ora, invece, la Cairo Communication è in utile per circa 20 milioni di euro e ha triplicato il fatturato”.
Cairo ha quindi confermato che dei 477 dipendenti de La7, circa 60 passeranno al gruppo Telecom. Nessuna esplicita dichiarazione sul fronte dei palinsesti, con Cairo che precisa come sia troppo presto per parlarne, pur difendendo i nomi storici del “brand” La7, da Crozza a Santoro, da Formigli a Lerner, passando per Mentana. “In prime time” – ha aggiunto Cairo – “la rete ha uno share del 5,4%, quasi alla pari con gli altri canali (Rete 4, Italia 1, Rai 3) fatta eccezione per Rai 1 e Canale 5” (vedi anche Della Valle presenta offerta per La7).