Da qualche settimana le quotazioni dell’oro erano finite sotto il tiro delle vendite, tanto che numerosi broker internaizonali avevano effettuato una sfborbiciata sulle stime dei prezzi per i prossimi anni. Qualche broker si è spinto anche oltre affermando, come nel caso di Credit Suisse, che per l’oro è la fine di un’epoca. Proprio mentre arriva l’indicazione che l’oro perderà il 20% in due anni secondo Goldman Sachs, la quotazione del metallo giallo si scioglie come neve al sole e mette in mostra un crollo del 5,4% in un solo giorno.
Infatti, ieri le quotazioni sono scese fin sotto 1.500 dollari l’oncia sui livelli più bassi da luglio 2011. E’ stato toccato un minimo intraday a 1.480 dollari. Il sell-off dell’oro è stato accompagnato dall’argento, che è tornato sotto 26 dollari sui livelli più bassi da novembre 2010. Sia l’argento che il lingotto sono ormai entrati in un “bear market”, ovvero in una fase discendente che secondo gli analisti potrebbe durare ancora molto tempo.
Sebben ci siano almeno 5 buoni motivi per non investire in oro nel 2013, un crollo del genere lascia senza parole anche analisti finaziari molto accreditati come Robin bahr di Société Générale, una delle banche d’affari che di recente ha rivisto al ribasso le stime sul metallo giallo. A decretare un calo così robusto dei prezzi sono soprattutto motivazioni di carattere tecnico, in quanto sono stati perforati supporti fondamentali di lungo periodo posti tra 1.530 e 1.520 dollari l’oncia. Inoltre, secondo alcuni rumors, poco dopo l’apertura delle contrattazioni al Comex a New York, Merrill Lynch avrebbe venduto 4 milioni di once in un colpo solo.
Dai massimi storici di 1.921 dollari di inizio settembre 2011, l’oro ha perso quasi il 30%. Secondo alcuni analisti, la discesa di ieri è da imputare anche all’invito della Commissione UE alle banche centrali dei singoli paesi menbri dell’eurozona a vendere parte delle riserve auree per ridurre il debito e uscire dalla crisi (ad esempio l’Italia è il terzo paese al mondo con le riserve di lingotti più alte). Come sottolineato da George Soros, l’oro è sempre meno un bene rifugio: la costante diminuzione dell’inflazione è un altro fattore che sta spingendo gli investitori a liberarsi dei lingotti.